Lo sapevate che i libri pop-up non nascono per far divertire i bambini ma come strumenti didattici in ambito scientifico?
Il Mare, Nuinui Books, 2020 |
Ebbene sì, vista la mia passione per i libri pop-up, ho pensato di documentarmi un po' indagando sul come e sul quando sono nati, sul chi li ha inventati e dove nasce questo genere di libro incredibilmente divertente e stimolante.
Tra i vari documenti trovati sul web, mi ha colpita il riferimento alla bella mostra intitolata Pop-up show. La magia dentro i libri, curata da Massimo Missiroli nel contesto della Fiera del libro per bambini di Bologna del 2018.
Pensate che con i suoi 130 libri in esposizione continua a girare per il mondo, fino a poco tempo fa si trovava a Shangai!
La cosa che più mi ha colpito è che i pop-up non nascono come semplici passatempi per infanti, ma sono libri che hanno una storia piuttosto lunga; pensate che i primi libri tridimensionali o animati risalgono addirittura al Medioevo!
Certo inizialmente questo genere di libro non viene chiamato "pop-up" - termine che è un trademark registrato solo nel 1932 da una casa editrice americana, la Blue Ribbon Press -, tuttavia i libri tridimensionali esistono già da molto prima e vengono ampiamente utilizzati in ambito scientifico.
Nel XIV secolo, ad esempio, per illustrare alcuni libri anatomici viene usata la tecnica del "flap" - un'aletta di carta che, sollevata, mostra cosa si nasconde sotto una superficie. Ma non solo, nel '500, l'astronomo tedesco Peter Apian, nel libro Cosmographia, intagliò alcune incisioni calcografiche e ne collegò le varie parti con fili sottili in modo che potessero ruotare l'una rispetto alle altre. In tal modo poteva accompagnare la spiegazione e la trasmissione delle informazioni che aveva elaborato nei suoi studi sui corpi celesti.
Ancora nel 1662 persino un uomo serio come Cartesio - il noto filosofo del “Cogito ergo sum” - pare che facesse uso di complesse tecniche cartografiche per riprodurre nella pratica i modelli teorici che aiutavano i suoi studi di geometria, matematica e fisica.
Primi fruitori di questa raffinata cartotecnica furono quindi gli adulti, che si servirono di queste immagini in 3D come sussidi per i loro studi.
Tuttavia, per quanto affascinante possa essere questo prologo scientifico, ciò che qui ci interessa è lo sviluppo del libro animato come forma di gioco, soprattutto per l’infanzia, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento in Europa: inizialmente in Inghilterra e in Germania.
La casa editrice londinese Dean & Son fu la prima casa editrice di libri animati per l’infanzia. Fra il 1860 e il 1900 pubblicò circa 50 titoli, utilizzando come tecnica privilegiata di costruzione quella del “floating layers”. Le immagini si alzavano dallo sfondo aprendo il libro o si animavano tirando una linguetta di cartoncino collegata ai diversi livelli dell’immagine. Seguirono sempre a Londra con tecniche analoghe le produzioni della casa editrice Raphael Tuck & Sons.
In Germania, furono molti gli editori che si cimentarono nella produzione di libri animati e tridimensionali, pubblicando i libri del “genio” indiscusso Meggendorfer, ricordato per essere uno dei primi cartonisti, cioè i disegnatori di cartoni animati. Sempre in Germania va ricordata l’opera di Nister, che fu presto importata anche negli Stati Uniti.
A proposito di Stati Uniti, nel 1932 il Publisher Weekly annunciò che per il Natale successivo i bambini avrebbero potuto ricevere in dono un nuovo tipo di libri davvero originali!
La Blue Ribbon Press, piccola casa editrice americana, aveva infatti deciso di pubblicare dei libri tridimensionali affidandone la progettazione e l’illustrazione a Harold B. Lentz. Il successo fu tale che dopo poche settimane il suo Pinocchio, uno di questi libri appunto, venne ristampato. Fu così che il “pop-up” - letteralmente "saltare fuori" - divenne un trademark!
Per le pubblicazioni italiane bisogna aspettare qualche anno, è negli anni '40 che esce infatti la serie “Album Rilievo” della casa editrice romana Mediterranea, stampata con la tecnica dei multiple layers. A detta di Missiroli, collezionista e padre italiano indiscusso dei libri pop-up, le produzioni italiane “che meritano maggiore attenzione sono i tre libri teatro pubblicati dalla casa editrice Ulrico Hoepli per i quali un “improvvisato” paper engineer creò complesse strutture “Carousel”.”
Ali Babà e i 40 ladroni, Hoepli, 1940 |
Orgoglio italiano a parte, è in ogni modo interessante osservare che i libri pop-up hanno poi invaso il mondo: uscendo dalle frontiere occidentali. Tra gli esemplari più interessanti vi sono quelli provenienti dal Cile, Sudafrica, Giappone, Israele e Iran, ognuno con la sua sensibilità culturale e portatore delle proprie tradizioni!
Cosa significa Pop-Up:
Con il termine pop-up non si individua una tecnica di costruzione, ma un libro in cui alcuni elementi dell'immagine si sollevano dalla pagina quando il libro viene aperto e creano strutture volumetriche che si ripiegano su se stesse richiudendo il libro.
Le costruzioni più semplici si ottengono tagliando e piegando direttamente il cartoncino su cui è stampata l'immagine, quelle più complesse incollando e aggiungendo elementi ai piani di sfondo.
E' necessario, perché il pop-up si sollevi, che la struttura sia collegata a due facciate adiacenti, perché è l'apertura del libro a creare l'effetto tridimensionale e, qualche volta, anche il movimento. (M. Missiroli)
Articolo molto interessante! Grazie mille
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