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SE LE TOCCHI CON UN FIORE SONO GUAI

I LIBRI CONTRO GLI STEREOTIPI DI GENERE DI MATILDA EDITRICE

Come filosofa amante del mito e del femminismo sono sempre stata "dalla parte delle donne" , come mamma attenta all'educazione dei propri figli, ho visto che purtoppo nelle nostre scuole ci sono ancora tanti, troppi pregiudizi proprio legati all'identità di genere. Sin dall'asilo, i giochi, i colori, le parole e le azioni sono "da maschi" o "da femmine".
Per questo la possibilità di fruire dei libri di Matilda Editrice, che nasce inizialmente online come spazio  di dialogo e confronto per le mamme ha molta importanza per me. Non a caso, quando nel 2016 diventa una realtà autonoma e indipendente, ha deciso di chiamarsi Matilda, ispirandosi alla protagonista del romanzo di Roald Dahl, un nome che contiene perfettamente il senso di questa attività editoriale. 

Dice Donatella Caione, responsabile della Casa Editrice: “È un nome che parla di letteratura per l'infanzia, di bambine protagoniste, di genitorialità non solo biologica, di amore per i libri e per le biblioteche, del bisogno di non uniformarsi. Ma parla anche di famiglie imperfette e di insegnanti appassionate."


In questo articolo voglio presentarvi tre libri a mio avviso molto significativi circa il prezioso messaggio che trasmettono queste pubblicazioni, fornendo a noi mamme e insegnati uno strumento importante per "pensare la differenza".


UNA STRADA PER RITA 

Questa mattina ho provato a leggere con mio figlio questo albo illustrato della casa editrice Matilda scritto da Maria Grazia Anatra. Certo è adatto a bimbi un po' più grandi almeno di 6 anni, come sapete Leo è il mio secondogenito e va per i quattro, per questo si è un po' impallato sulle illustrazioni molto particolari di Viola Gesmundo e continuava a farmi un sacco di domande senza ascoltare davvero la storia.

Ad un certo punto gli ho chiesto “ma hai capito il senso?” Cosa sono le donne?” allora lui mi ha risposto proprio così: “quelle che se le tocchi con un fiore sono guai.” Mi ha riempito di orgoglio avere un maschietto così, penso che per quanto sicuramente sarà un rubacuori, sarà sempre rispettoso nei confronti delle donne anche perché ha due sorelle, e ieri sera, quando ha graffiato la sua sorella maggiore durante un battibecco gli ho detto: “Le donne non si toccano neanche con un fiore” ed evidentemente gli è rimasto bene impresso.

Tornando a Rita, protagonista del libro, anche lei è una bambina molto sveglia e curiosa e fa tante domande, quelle giuste. Per un progetto indetto dal sindaco del suo paese è incaricata di trovare ciò che non va della sua città e quello che più la colpisce non sono tanto le buche, le cartacce o i rifiuti, ma un fatto molto importante. Se i nomi alle strade sono dati da personaggi famosi che hanno fatto cose importanti, perché allora non ci sono targhe con nomi di donna? Nessuna ha compiuto cose belle da ricordare?

Ma certo che sì le spiega la sua adorata nonna e quindi Rita prepara il cartellone intitolato LA CITTA’ CHE VORREI con strade intitolate alle sole DONNE: “Questa strada che passa davanti all’ospedale l’ho intitolata Rita Levi-Montalcini, scienziata di fama mondiale per le sue scoperte in medicina, poi la piazza dove sta la biblioteca l’ho dedicata a Virginia Woolf, una delle più brave letterate europee, mentre per questo viale alberato pieno di statue e monumenti ho pensato a Frida Kahlo, una grandissima pittrice messicana, infine per la superstrada che porta fuori città verso l’aeroporto ho scelto Amelia Earhart, a prima aviatrice che ha attraversato l’Oceano Pacifico, poi…”

La domanda innocente che si pone Rita nasconde anni di soprusi e ingiustizie a scapito delle donne. Per fortuna oggi abbiamo i mezzi e gli strumenti per invertire questa tendenza e anche il Sindaco del paese di Rita ha deciso di premiare questa iniziativa. Se volete scoprire come, vi consiglio di leggere il libro!


CHE FORZA LA DANZA

Come ogni altro libro di Matilda Editrice, anche un libro come "Che forza la danza" apparentemente dedicato all'innocuo tema della danza, è contro qualsiasi stereotipo, soprattutto stereotipo di genere. Attraverso il diario di Anita, una ragazzina preadolescente, ci illustra infatti come sia meraviglioso seguire sempre le nostre inclinazioni in ogni scelta che facciamo, e quindi anche nello sport!! 

In questo senso sono benvenuti i maschi che danzano e le femmine che amano la fisica, la chimica e la matematica. Contro ogni statistica che vede ancora i nostri giovani scegliere gli studi universitari in base a categorie di genere. Ancora oggi, nel 2020, infatti le percentuali parlano chiaro: la maggior parte delle donne sceglie professioni in ambito della cura o dell'educazione - Sociologia (con tassi di femminilizzazione pari rispettivamente al 61,1%, al 65,8%, al 66% e al 70,3%) e ancor più Psicologia e Scienze della Formazione (in cui tale tasso raggiunge il 79,4%, e l’88,1%) - mentre a scegliere le materie scientifiche dall'informatica all'ingegneria sono per la maggior parte scelte dai maschi. Con l'evidente gender pay gap che ne consegue.

Anita, sceglie di dedicarsi alla danza con passione, e grazie alla sua insegnante Lalla scoprirà che la grazia di un movimento è imprescindibe dalla leggi della fisica. Giunge quindi alla seguente riflessione: “A pensarci mi sembra strano l’idea di mettere insieme un’attività considerata femminile come la danza con una materia considerata così da maschi come la fisica. Lalla dice che non esistono materie per maschi o per femmine o sport per maschi o per femmine, ma esiste il piacere di scegliere di seguire le nostre aspirazioni.”
Lalla è l'appassionata insegnante di danza, ma anche una brillante studentessa di fisica. Un'esempio per Anita, ma anche per tutte le giovani donne che dovrebbero scegliersi i propri hobby e in futuro la propria professione a prescindere da qualsiasi pregiudizio. 



TIN HINAN 


Gli esempi positive di figure femminili non finiscono qui, e attingono dalle tradizioni non solo del nostro mondo  occidentale, ma anche di altri popoli, sottolinando ancora una volta la passione per Matilda Editrice per le differenze non solo di genere, ma anche culturali.  LA LEGGENDA DI TIN HINAN REGINA DEI TUAREG parla proprio di una grande donna, Tin Hinan, che dodici secoli fa scappo’ dai detrattori del regno di suo padre, attraversando il deserto da sola con la sua ancella. 
Dopo aver superato molti pericoli arriva ad una piccola oasi e ne fa il suo regno: una tenda sotto le stelle.
Diventò regina di questo piccolo popolo cui insegno’ a scrivere, a tessere e tingere stoffe, a lavorare la creta e a curarsi con le piante. Era il popolo Tuareg.


Ancora oggi se vi capita di andare a trovarli “vi offriranno il loro te’ forte e scuro. Se ne berranno 3 tazze: la prima senza zucchero, amara come la vita, la seconda dolce come l’amore, la terza soave come la morte.” E’ interessante vedere come la gente berbera apparentemente così dura e sradicata abbia in realtà, ancora oggi, una struttura matriarcale in cui sono le donne a prendere le decisioni più importanti per tutta la tribù.

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