Sono queste le parole che mi ha detto mia nonna, abbracciandomi forte, dopo un diverbio mattutino. Eh sì con i suoi 90 anni, i suoi acciacchi e gli apparecchi acustici è ancora la donna più forte che io conosca e quindi, sì, mi permetto di contraddirla quando vedo che parte per la tangente. Non tutti sono perfetti, e sebbene questa donna rasenti a dir poco la perfezione, ogni tanto se ne va in loop; ad esempio il giorno prima di Pasqua è riuscita a ripetere “pollo e zucchine” quasi più volte di quanto Baby B, mia figlia di neanche un anno e mezzo, riesca a dire mamma in un giorno.
A un certo punto di questo loop culinario l’ho zittita e mandata a riposare…ovviamente non è andata a riposare ma se ne è uscita dalla cucina brontolando qualcosa con aria offesa.
Nel pomeriggio è poi venuta ad abbracciarmi, dicendo che accettava le critiche costruttive e ha aggiunto stringendomi: “Ti ho voluto così bene. Il primo amore non si scorda mai.” (Sono la sua prima nipote).
Questa frase mi ha fatto molto riflettere e mettermi in discussione, perché per quanto possa aver ragione, sono stata brusca con la mia adorata nonna e ciò non va mai bene. Inoltre devo ammettere che questo non è affatto l’unico episodio in cui non rispetti al massimo il mio status di nipote numero uno. Da quando sono mamma - mamma di tre bimbi piccoli -, mi riesce molto difficile fare la nipote. Anzi non solo la nipote, ma anche la figlia, l’amica, la moglie poi non vi dico… (Ah come sarebbe bello se MIA MOGLIE mi preparasse ogni tanto un aperitivo, se ne esce mio marito l’altra sera).
La difficoltà non è tanto riuscire a essere me stessa, o a esser-ci per tutte le persone che mi ruotano intorno (e sono tante) ma a farlo bene. Già mi riesce difficile essere mamma di tre bambini con età così diverse, figuriamoci poi tutto il resto.
Vi sembrerà forse strano che introduca la recensione del romanzo HAPPY HIPPY FAMILIY di Stefania Nascimbeni parlandovi di mia nonna di 90 anni, ma se avrete il piacere di leggerlo, capirete che non è così.
Infatti tra le tante cose in cui mi sono ritrovata, leggendo il suo libro, a partire dalle radici milanesi in comune e le lunghi estati in Liguria, c’è in primis l’amore per la nonna materna.
HAPPY HIPPY FAMILY è allegro, frizzante, leggero ma non per questo superficiale, anzi è molto profondo, cosa che raramente ormai viene riconosciuto al romance considerato come genere frivolo nel mondo della critica letteraria. Allora perché ho fatto fatica ad addormentarmi arrovellandomi su alcuni aspetti di me stessa con cui mi è difficile scendere a patti?
Ve lo assicuro, non si tratta solo del piccolo diverbio con la mia cara nonnina.
Mi sono girata e rigirata nel letto troppe volte ieri sera, ho fatto fatica ad addormentarmi nonostante le giornate frenetiche di questi giorni di quarantena, le scuole chiuse e i tre bimbi a casa. Mi giro e mi rigiro, guardo lo smartphone che indica le 00:48 con la consapevolezza che, se va bene, uno dei tre, probabilmente Leone, mi sveglierà tra meno di 6 ore per fare la pipì.
Sono proprio le parole del libro che sto leggendo a tenermi sveglia. E’ vero è un romance non certo un thriller psicologico alla Stephen King, ma cosa volete che vi dica, sono fatta così questo genere di lettura mi mette sempre una certa “ansietta".
Tra le varie domande, ritornava a boomerang la seguente: “E io? che tipo di donna sono?” Alle parole di Stefania Nascimbeni che descrivono il fallimento del suo primo matrimonio si intrecciano altre parole, quelle di una grande storica dell’antichità Eva Cantarella, di cui sto ascoltando il meraviglioso podcast SEX AND THE POLIS.
Con la sua amabile voce, Eva Cantarella racconta che nell’antica Grecia - e in particolare nel poema più antico che parla di amore e di donne e non solo di guerra, l’Odissea, - vi sono due tipi di donna. La donna che canta e la donna che sta zitta. Da una parte - tra le donne che cantano - si spazia dalle Sirene, alla dea Circe e ancora la ninfa Calipso, tutte le donne in pratica con cui l’eroe Odisseo si concede un’avventura e rappresentano la figura dell’amante.
Dall’altra parte colei che tace in silenzio e obbedisce: Penelope.
Io sono moglie, sono sposata ormai da tanti anni, quasi metà della mia vita l’ho passata con mio marito che ho conosciuto appena ventunenne, ma posso per questo definirmi una Penelope? No di certo, di sicuro non sto zitta e quando canto, canto a squarciagola. Non penso che potrei mai diventare un tipo di donna silenziosa, ma questo vuol dire che farei meglio a mollare tutto e accettare la “singletudine”?
Stefania Nascimenti ad un certo punto ha fatto questa scelta perché il primo matrimonio l’aveva azzittita. Mio marito ha accettato che io non sia una Penelope, anche se forse sotto sotto un po' gli piacerebbe avere una donna così, ma io ho accettato me stessa?
Vi assicuro che non si tratta della classica domanda un po' adolescenziale “Chi sono io” che ormai con i miei quasi 36 anni penso di aver risolto, ma più che altro: “Come faccio a fare bene tutte quelle me che fanno il mio io?”
L’autrice scrive: “sono stata tante cose, nipote, figlia amica, amante, moglie, compagna, madre, apprendista sciatrice, strega, matta, amazzone (…) Non è tanto importante la definizione di chi siamo, tanto possiamo sempre decidere di essere “UNO, NESSUNO, CENTOMILA”, quanto la direzione verso la quale decidiamo di accompagnare i nostri sogni.”
E quali sono questi sogni? Poter realizzare noi stesse innanzitutto e nel frattempo corrispondere alle aspettative che le persone che ci amano riflettono su di noi. Sì perché anche le persone più dolci e meno pretenziose che abbiamo intorno hanno comunque un influenza sul nostro essere. Penso qui alla mia sorellina che è sempre comprensiva, ma se sgarro nei suoi confronti anche solo di una virgola è capace di tenermi il muso per mesi. E ovviamente ancora a mio marito, lo amo abbastanza quanto lui ama me, riesco a renderlo felice? Mi piacerebbe leggergli nel pensiero e far in modo di capire come e quando gli farebbe davvero piacere trovarsi pronto il suo famoso aperitivo…
E ancora, sarebbe bellissimo vivere in armonia con mia nonna di 90 anni, soprattutto adesso che con la quarantena viviamo tutti sotto lo stesso tetto, il tetto di questa casa favolosa che ha costruito con mio nonno più di sessant'anni fa qui in Liguria.
Otto sotto un tetto, anzi 9, forse per mia nonna i giorni più belli e felici della sua vita, circondata da nipoti e pronipoti, da un rumorio continuo e dove non c’è mai il silenzio. Ho capito, anche leggendo il libro di Stefania Nascimbeni, che per quanto uno si sforzi di corrispondere alle aspettative di un altro non riuscirà mai a farlo abbastanza, o meglio a farlo abbastanza bene. In fondo forse non si tratta di aspettative, e sono soltanto io a vivermela male, ma semplicemente di relazioni.
Quello che ho capito è che ogni attimo di vita insieme è prezioso e unico e che devo godere della fortuna che ho ad avere una famiglia così unita e soprattutto una grande Nonna, una grande Madre che da tutto per gli altri e in cambio non chiede che un abbraccio e che la si aiuti a ragionare sul prossimo pasto, ovvio!
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