Insieme a lei faceva bolle di sapone e intanto cantava quella
canzone del vento che ti culla tra braccia d’amore,
mentre il vento - evocato dalla canzone -
sollevava nell’aria le bolle vestite d’arcobaleno.
- Saura. le stanze del cuore, T. Ranno
Il volto con cui si presenta l’Altro -assolutamente altro- non nega il Medesimo,
non gli fa violenza come l’opinione o l’autorità o il sovrannaturale taumaturgico.
Resta a misura di chi accoglie, resta terrestre.
Questa presentazione è la non-violenza per eccellenza,
infatti invece di ledere la mia libertà la chiama alla responsabilità e la instaura.
Non-violenza, mantiene però la pluralità del Medesimo e dell’Altro. È pace
- Totalità e Infinito. Saggio sull’Esteriorità, E. Lévinas
Si possono amare gli altri se non si ama se stessi? Si possono capire gli altri se prima non si ha capito se stessi? Si possono accettare gli altri se prima non si ha accettato se stessi?
Prima di parlare di amore da una parte e di diversità dall’altra, e soprattutto prima di parlare di queste due cose insieme, bisogna innanzitutto ricordare che noi per primi siamo un insieme di diverse componenti, un intreccio di aspetti diversi di uno stesso io che concorrono a costituire la nostra personalità.
Soprattutto se guardiamo alle nostre emozioni -che sono riposte nel cuore - si può effettivamente pensare ad un agglomerato infinito di stanze che si riversano l’una nell’altra, ospitando amici, amori, amanti, ma anche tanti dispiaceri.
Il libro Saura. Le stanze del cuore, mi sembra in questo senso rappresentativo per parlare di amore e diversità, poiché parte dalle fondamenta stessa della possibilità di questo amore. Solo accettando il nostro essere in relazione con gli altri prima ancora di essere noi stessi accetteremo il nostro mondo.
La metafora della casa del cuore che presenta una stanza per ciascun tipo di emozione senza tralasciare né l’odio né l’allegria, né la vergogna né la leggerezza, ci fa capire quanto sia complicato il nostro cuore. Una stanza per ogni parte di noi. O meglio per ogni relazione che intessiamo con le persone che ci circondano.
Solo conoscendo queste stanze e andando a fondo di ciò ci fa stare bene, ma anche di ciò che ci fa stare male, possiamo aprire il nostro cuore agli altri.
Con spennellate fatte del tessuto del sogno, ma anche dell’incubo, l’autrice Tea Ranno ci porta tra le stanze del cuore della giovane adolescente protagonista della storia: Saura, “nata da un compromesso”, un mix tra i due nomi preferiti dai suoi genitori “Laura “ e “Sara”.
Alcune stanze sono rosse, altre azzurre e zuccherine, altre invece sono nere e oscure, ma solo attraversando gli abissi del suo Io, Saura potrà finalmente accettare di amare gli altri, ma questo vuol anche dire che può farlo perché ha accettato di amare se stessa.
La paura dell’abbandono, l’incapacità di accettare il ‘tradimento’ che come spiega la tata-strega è costitutivo dell’essere umano, la paura che l’amore non verrà corrisposto fanno credere a Saura che “l’amore è un filo spinato che ti imprigiona e ti rende schiava dagli altri”. Questo succede quando si impone un’etichetta all’amore, quando non si accettano i modi diversi di amare, per esempio quello di una madre che ha un lavoro importante e che si arrabatta per riuscire a fare il suo lavoro e anche la mamma, oppure quello delle tate - che, è vero sono pagate, ma non per questo non ti vogliono bene - e ancora quello incondizionato della zia preferita che muore, ma non per tradirti, ma perché con la morte non si può scendere a patti. Quando però si capisce che l’amore è qualcosa di più di uno standard da rispettare, allora questo amore ti libera.
Come Saura anche noi troppo spesso ci chiudiamo in noi stessi e odiamo gli altri perché rappresentano la diversità - solo e innanzitutto per il semplice fatto che sono altro da noi -, che ci fa paura, che vogliamo tenere lontano in quanto non capiamo, ma in questo modo la paura diventa solo più grande.
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