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IL DISCORSO DELLE STELLE


“Solo una parola risuona dentro di lui, solo una risposta a quelle domande.
Pace. Pace. Pace.
Pace per l’umanità, per quel popolo martoriato, per tutti gli altri
popoli."
A. Rubino, Il discorso delle stelle

“Due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.”
- I. Kant, Critica della ragion pratica, Conclusione


Nella copertina del Discorso delle stelle vediamo un grande ulivo stagliarsi sullo sfondo di una notte stellata.

L’ulivo è da sempre simbolo di pace per l’essere umano. Nella Bibbia si racconta che calmatosi il diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello d’olivo per annunciargli che la terra ed il cielo si erano riconciliati.
L’ulivo in terra e gli astri in cielo sono un simbolo universale che possiamo e dobbiamo fare nostri in previsione di una società futura, in cui la pace diviene finalmente possibile.

Nel romanzo di Antonio Rubino si ipotizza una società utopica, non troppo lontana, in cui la pace tra gli esseri umani è garantita a prezzo della rinuncia al libero arbitro. Una cintura bloccherebbe ogni istinto di violenza o prevaricazione nei confronti dell’altro.

Ma il desiderio di fare del male al prossimo coincide davvero con la libertà?

A proposito Kant, alla ricerca della pace perpetua, scriveva: “Agisci come se la massima della tua azione potesse essere dalla tua volontà elevata a principio di una legislazione universale”. Confermando il forte nesso tra libertà e moralità. E ancora: “due cose riempiono l’animo di ammirazione e venerazione sempre nuova e crescente, quanto piú spesso e piú a lungo la riflessione si occupa di esse: il cielo stellato sopra di me, e la legge morale in me.”

Volendo parafrasare il filosofo, si può allora dire che la “legge morale” è il nostro accesso all’infinito, ossia ciò che ci distingue nella nostra finitudine dalle altre creature terrene. In questo senso, non possiamo far altro che corrispondere a tale dono, se vogliamo guardare impunemente in alto, al cielo stellato sopra di noi. 
Solo rispecchiando nelle nostre azioni il vincolo morale della libertà possiamo trovare la pace con gli altri.

Tornando al libro, Il discorso delle stelle, troviamo appunto la storia di un uomo alla ricerca di un senso al nostro vivere in terra. Una risposta e un possibile superamento del dolore che ci attanaglia quando non c’è rispetto tra le persone.

Il libro parla di guerra tra gli uomini, di attentati che si ripercuotono con i loro effetti nefasti sul mondo: da Parigi alla Siria. Parla di morti e di bambini. Ma grida il suo messaggio di pace.

Unica pecca, forse, la prospettiva a tratti un po' troppo “maschile”.



INTERVISTA ALL'AUTORE: ANTONIO RUBINO


1.Sei stato in Siria? Da come ne parli sembra di sì e volevo conoscere le tue fonti sulle zone di guerra.

RISPOSTA: Delle zone in cui è ambientato il romanzo sono stato nel Kurdistan turco nel 2014, appena prima che diventasse proibitivo (Hasankeyf e la sua recente tragica sorte è in particolare uno dei luoghi che ha ispirato il romanzo). 
In Siria non sono mai stato invece, ho quindi dovuto fare una proiezione delle mie esperienze dirette in Medioriente, integrandole con studi, letture di saggi, documentari e filmati (anche di scene reali di guerra) e con l’ immaginazione.
Baudelaire diceva che “l’immaginazione è la regina del vero”. Personalmente penso che siano venute meglio le parti ambientate in luoghi che non ho visitato (Aleppo, Ma’loula, Hama). L’immaginazione è in contatto con la parte più poetica e sognatrice di noi, più autentica in un certo senso, più a contatto con le idee, i sentimenti, i valori. 
La sfida è essere verosimili: il rischio che nel lettore si spezzi l’”incanto della finzione” è dietro l’angolo…

2. Quanto è importante secondo te la libertà? Si può pensare alla pace senza libertà?

RISPOSTA: In un possibile mondo futuro in cui saremo controllati sempre più puntualmente, forse sarà impossibile delinquere: purtroppo però non sarà possibile fare nulla senza essere sorvegliati. Già ora è così in realtà, anche se non ce ne rendiamo conto. Penso che l'uomo abbia una grande capacità di adattamento alle condizioni ambientali: un mondo in cui siamo sorvegliati, che oggi non sarebbe per noi accettabile, potrebbe esserlo in futuro. Soprattutto se ciò ci consentirebbe di vivere in un mondo più sicuro dove la violenza e i soprusi possano cessare. Personalmente io rinuncerei a un pizzico in più della mia privacy per poter avere un mondo più giusto e senza violenze. Se per libertà invece si intendono diritti fondamentali come quello di professare la religione che si crede, esprimere le proprie opinioni, parlare la propria lingua, ecco allora in questo caso credo che siamo già in una guerra, e quindi la risposta diventa no, non può esistere la pace senza libertà. 
Il tema del libero arbitrio invece è molto molto più complesso. Alcune questioni filosofiche dirimenti potrebbero sorgere: è corretto imbrigliare la volontà delle persone anche se questa è rivolta al male? È corretto lasciare l’uomo libero di commettere il male? Conoscendo l’uomo e il suo comportamento nei millenni, è realistico credere che egli possa evolvere e migliorare verso il bene di per sé, e non grazie a migliorie sovrastrutturali derivanti dal progresso civile e tecnologico della società? Non è stato forse il progresso tecnologico, culturale e sociale a permettere all’uomo, in alcune società, di raggiungere livelli di benessere, libertà e diritti soddisfacenti?



Commenti

  1. Io personalmente non riuscirei a rinunciare alla mia privacy ma comunque è un libro che fa riflettere su molte tematiche

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  2. Purtroppo temo che nel momento in cui abbiamo ino smartphone in mano ci abbiamo già rinunciato...

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  3. Purtroppo temo che nel momento in cui abbiamo ino smartphone in mano ci abbiamo già rinunciato...

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  4. Intervista come sempre molto interessante 👍

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  5. Io non credo che sarà impossibile delinquere, se guardiamo alla giustizia come a un qualcosa che è tale anche fuori dalla "legge". I nostri protettori spesso delinquono e non smetteranno. Saremo sempre più controllati... magari sì... ma se mi guardo intorno partendo dalla gente che non riesce a tenere in viso una mascherina e passando per i recenti fatti negli USA... vediamo che la giustizia non è direttamente proporzionale alla possibilità di provare oggettivamente un fatto e che chi controlla non garantisce un cappero, purtroppo.

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    1. sì, qui ipotizza un controllo automatizzato... quello che succede ancora oggi non fa comunque presagire nulla di buono amica, ti do ragione.

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  6. Non so se riuscirei a rinunciare alla mia libertà in cambio di una società prova di violenza, sarebbe un sacrificio troppo grande

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  7. Discorso spinoso...la coperta è corta, come la tiri scopri qualcosa

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  8. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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