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Intervista a Martina Pellegrini, MIMebù

L’intervista è incentrata sul ruolo e la potenzialità che hanno le immagini o le illustrazioni nelle diverse pubblicazioni letterarie rivolte alla prima infanzia, quindi alla fascia d’età dei bambini che va dai due ai sei anni. Nella convinzione che la lettura e, nello specifico la lettura correlata da immagini, sia fondamentale per lo sviluppo cognitivo dei bambini di tale fascia d’età - considerata unanimemente dai ricercatori a partire da Piaget e Bruner  “periodo della padronanza dei simboli”- , si prendono in considerazione i seguenti ambiti letterari: pubblicazioni sul mito, le fiabe, gli albi illustrati e le pubblicazioni scientifiche. 

Nello specifico, si vuole indagare quanto sia importante la scelta delle immagini per veicolare determinati valori, primo fra tutti quello della differenza sia di genere sia etnica. 

Le domande di seguito elencate sono quindi relative al mio progetto di tesi “Leggere al contrario: la potenzialità delle immagini nell’apprendimento inclusivo” in Consulenza Pedagogica per la disabilità e la marginalità sociale.





1.Quale è la percentuale di libri che sensibilizza al tema della differenza sulla totalità delle vostre pubblicazioni indirizzate alla prima infanzia (2-6 anni)?


Quello della differenza è un tema che sta molto a cuore alla nostra casa editrice. MIMebù, infatti, si propone di non avere barriere né pregiudizi. L’obiettivo è il piacere della lettura, disinteressato e senza morali precostituite. 

In tutti i nostri libri è rintracciabile un messaggio che comunica al lettore la bellezza e la ricchezza della diversità. Per noi è importante che i messaggi che veicoliamo non si trovino in superficie, immediatamente ravvisabili, ma che vengano rivelati soltanto se il lettore è disposto ad andare a fondo durante la lettura. 

Perciò i nostri libri possono essere letti in due modalità differenti: come fonte di piacere e divertimento – in fondo lo scopo primario della lettura deve essere questo, soprattutto se ci rivolgiamo ai bambini – ma anche come fonte di insegnamenti scritti fra le righe, che l’adulto può estrapolare conducendo il piccolo lettore in un percorso di comprensione più profondo.

Concentrandoci sulla fascia della prima infanzia, albi illustrati in apparenza così dissimili come Cosa c’è in soffitta? (di Elisa Vincenzi e Chiara Bolometti) e NUDA come un verme (di Alessia Colombo) affrontano entrambi il tema della diversità. 

Il primo ci porta in un passato che appartiene a nonni e genitori, mostrandoci la diversità di vissuti. L’incontro tra anziani e giovani diventa un momento di scambio fruttuoso e divertente. Il secondo ci apre alle infinite possibilità di espressione della natura: il colore della pelle, la provenienza geografica, gli usi e i costumi, ma soprattutto i corpi nudi, così diversi tra loro: possono essere alti o bassi, snelli o robusti, giovani o vecchi. La diversità diventa bellezza.

Il tema della differenza è talmente in linea con la nostra realtà editoriale che nel 2021 MIMebù aprirà una collana interamente dedicata, con libri rivolti a tutte le età (prima infanzia, età scolare, adolescenza). La diversità verrà affrontata in tutte le sue sfaccettature: differenza d’età, identità sessuale, etnia, provenienza geografica e molto altro. 


2. Nelle vostre pubblicazioni che importanza hanno le immagini/illustrazioni rispetto alla componente verbale?


Le illustrazioni hanno un ruolo fondamentale, tanto che le includiamo non solo nei libri rivolti alla prima infanzia, ma addirittura in alcuni titoli pensati per ragazzi dai 12 anni. È questo il caso del libro La mia vita a #13 anni (di Nena Baylen, a cui farà seguito nel 2021 La mia vita a #13 anni e mezzo).

“Fondamentale” tuttavia non significa “imprescindibile”. I bambini nella prima fascia d’età possono apprezzare ugualmente libri composti solo da parole e in questo caso rimarranno affascinati dalla voce dell’adulto che decodifica quei segni neri sulla carta, per loro ancora indecifrabili. È comunque una magia. Basti pensare alle storie della buonanotte inventate su due piedi dai genitori prima della nanna: spesso non sono accompagnate da libri illustrati, eppure vengono largamente apprezzate dai bambini.

Ma se parliamo di libri, è inevitabile che l’occhio del bambino venga rapito dalla potenza delle illustrazioni. Le illustrazioni forniscono l’occasione per scatenare l’immaginazione, e attraverso l’immaginazione quei disegni su carta prenderanno vita nella mente del bambino. È una sorta di educazione all’immaginazione.

Dal punto di vista editoriale, è importante che illustrazioni e testo dialoghino fra loro in armonia: nessuna delle due componenti deve prevalere sull’altra. Al di là di questo, non ci sono altre regole per noi. L’illustratore ha completa libertà espressiva e artistica. Naturalmente c’è un forte spirito di collaborazione fra autore, illustratore ed editore: si concorda insieme uno storyboard, si approvano le bozze, si consigliano eventuali modifiche.  


3. Che tipo di immagini vengono privilegiate in tali pubblicazioni? Si tratta di immagini figurative o simboliche ?


Finora abbiamo privilegiato illustrazioni figurative, non tanto per convinzioni interne alla casa editrice, quanto perché il testo e la storia che avevamo deciso di pubblicare lo richiedevano.

Un albo come Cosa c’è in soffitta? in cui si parla ai bambini di oggetti antichi come un mangiadischi o una cabina telefonica, reclama per ovvie ragioni illustrazioni che ritraggono l’oggetto con la massima precisione possibile. I piccoli lettori non conoscono questo oggetto, perciò se gli venisse sottoposta un’immagine simbolica, non sarebbero mai in grado di collegare quell’immagine all’oggetto reale, il quale non fa parte del loro bagaglio di conoscenze.

Lavorare con le immagini simboliche è più complesso: bisogna assicurarsi che in qualche modo l’illustrazione verrà compresa o comunque attivi nella mente del bambino una riflessione o una connessione con la realtà e la quotidianità che vive. Se questo non avviene, non significa che il libro è stato mal concepito, semplicemente sarà meno efficace.

Al momento stiamo lavorando su un albo composto da illustrazioni che hanno un’alta componente astratta e simbolica. Come dicevo, è stato molto più impegnativo perché non sempre è possibile giungere a un risultato condiviso da autore, illustratore ed editore. Da immagini astratte possono partire infinite strade. Questo è il lato complesso ma allo stesso tempo potentissimo delle immagini simboliche.



4. Quanto e’ importante la scelta delle immagini nella trasmissione del valore della differenza. Ci sono delle linee guida specifiche a cui attenersi?


Una domanda come questa può generare una varietà di risposte tra loro in opposizione. Non abbiamo la verità in tasca, tuttavia cerchiamo di evitare paletti, regole e linee guida. MIMebù si basa molto sull’istinto, sulle emozioni che una storia o un’illustrazione trasmettono.

Dato questo presupposto, è naturale che alcune illustrazioni, pur nella loro bellezza artistica, possano suscitare dubbi e ripensamenti.

Il caso emblematico è l’albo NUDA come un verme. È sufficiente sfogliarlo per immaginare quanti dubbi, discussioni e confronti possano essere emersi nella nostra casa editrice quando nella stessa stanza di uno spogliatoio si accalcano tanti corpi nudi. Ci siamo assunti dei rischi e sappiamo che pagine come quelle verranno interpretate in infiniti modi. E allora ci chiediamo: com’è possibile avere delle linee guida?

L’altro caso è quando ti ritrovi davanti all’illustrazione di una nonna che cucina e un nonno che legge il giornale: è giusto rappresentarli così? Stiamo fornendo ai bambini uno stereotipo, un modello errato da seguire, o è forse la realtà di quella generazione semplicemente messa in pagina? Non è facile rispondere. Personalmente ritengo che una regola che vieti di mettere un mestolo nelle mani della nonna sia sbagliata tanto quanto una regola che imponga di rappresentarla mentre cucina. Non ci sono regole universalmente valide. 


5. Secondo voi è adeguato il livello di sensibilizzazione alla differenza nell’attuale contesto editoriale?


A volte temo che questa sensibilizzazione sia fin troppo estremizzata. Riferendomi al caso appena citato, in alcuni libri si verifica un ribaltamento tale delle consuetudini da trasmettere l’idea che una donna non potrà più tenere un mestolo in mano. Se illustro una mamma che stira o cucina, allora mi accuseranno di essere conservatrice e addirittura maschilista. 

Dall’altro lato ci sono naturalmente i libri che non ammettono parità di genere ed esplicitamente riaffermano i valori della vecchia famiglia tradizionale. 

Noi crediamo che l’approccio giusto debba essere naturale, spontaneo: ci auguriamo una società in cui sia mamme che papà cucinano, stirano, montano una mensola, riparano il rubinetto del bagno, e quindi ci auguriamo libri in cui entrambi verranno rappresentati in attività come queste.

Il vero punto di arrivo sarà quando in un libro vedremo una mamma che stira e non ci indispettiremo più, proprio perché in altri libri al suo posto ci sarà un papà. Quando non ci chiederemo più se è adeguato il livello di sensibilizzazione è perché avremo raggiunto l’obiettivo.


6. Tra le vostre pubblicazioni quale e’ l’immagine che preferisci o quale utilizzeresti per veicolare il valore della parità di genere?


Pur amando ogni singolo albo incluso nel nostro catalogo, ognuno dei quali mi ha trasmesso sensazioni ed emozioni diverse, l’immagine che mi è venuta in mente per rispondere a questa domanda è tratta da Cercasi RE! di Mariarosa Ventura e Ilaria Tira.

L’illustrazione rappresenta il Regno degli Arroganti, dove il re protagonista di questa storia giunge nella speranza di trovare finalmente il regno che gli appartiene. Qui i sudditi che incontra indossano copricapi decisamente strampalati e sono talmente arroganti da credersi essi stessi dei sovrani, pur indossando un calzino o una pentola in testa. Nessuno di loro ascolta il re, ormai disperato. Tutti pensano a se stessi. 

Credo che questa illustrazione sia emblematica perché in fondo rappresenta buona parte della nostra società, una società in cui ognuno è troppo concentrato su se stesso e dimentica l’esistenza e i bisogni dell’altro. 

La parità di genere, così come altri valori che MIMebù immagina nella sua società ideale, devono partire dall’ascolto dell’altro.

  





7. Tra le vostre pubblicazioni quale e’ l’immagine che preferisci o quale utilizzeresti per veicolare il valore della parità etnica?


Decisamente l’illustrazione tratta da NUDA come un verme, albo scritto e illustrato da Alessia Colombo. 

Dopo aver scoperto la bellissima varietà della natura umana ed essersi chiesta “Come sarò da grande?”, la protagonista della storia comprende che in fondo l’inquietudine sorta da questa domanda è inutile, poiché i suoi amici le vorranno bene lo stesso. Sulla differenza che nel mondo genera più odio che amore, qui vincono i valori dell’affetto e dello scambio.  

 


Commenti

  1. Che bella questa intervista, molto interessante davvero

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  2. Come sempre realizzi interviste interessanti e complete 🖤 grande

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  3. Sempre belle interviste su i tuoi social! Davvero grandissimi complimenti!

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  4. Intervista molto interessante che si sofferma su un tema per me tanto caro. Inclusione: ne sentiamo tantissimo parlare ultimamente eppure quanto possiamo dire di essere inclusivi? Sin dai primi anni secondo me bisogna insegnare davvero ad esserlo.

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