Intervista sul ruolo delle immagini nelle pubblicazioni rivolte alla prima infanzia ai fini di una pedagogia inclusiva
Oggi ho l'onore di presentarvi un'intervista a una persona speciale, Francesca Archinto, relativa ad alcune scelte editoriali della nota casa editrice BabaLibri.
Non deve stupire che secondo Francesca sia il linguaggio delle emozioni ad essere quello privilegiato per arrivare al cuore dei bambini e così, io spero vivamente, a quello degli adulti che se ne occupano.
Il classico di Leo Lionni è secondo me l'esempio per eccellenza della potenzialtià dell'albo illustrato (picutre book) che coniugando il linguaggio verbale e quello visuale riesce a veicolare valori importantissimi come quelli dell'importanza dell'accoglienza della diversità e dell'amicizia.
1. Quale è la percentuale di libri che sensibilizza al tema della differenza sulla totalità delle vostre pubblicazioni indirizzate alla prima infanzia (2-6 anni)?
È difficile rispondere a questa domanda. Babalibri pubblica testi che non affrontano direttamente un tema ma piuttosto lo raccontano attraverso una storia.
Per farle un esempio: un classico come Piccolo Blu e piccolo Giallo affronta il tema della differenza? Secondo me sì ma sicuramente attraverso le emozioni e non attraverso la spiegazione didascalica.
2. Nelle vostre pubblicazioni che importanza hanno le immagini/illustrazioni rispetto alla componente verbale?
La maggior parte delle nostre proposte si caratterizzano per una tipologia editoriale particolare, quella dell’albo illustrato, che racconta una storia attraverso due linguaggi narrativi, quello iconico e quello testuale, che non devono sovrapporsi. Dico questo perché non è così scontato che non sia così. Capita di leggere albi illustrati le cui illustrazioni ripetono quello che è già raccontato nel testo o viceversa. Non si può quindi parlare di predominanza ma piuttosto di una narrazione trasmessa attraverso diversi linguaggi.
3. Che tipo di immagini vengono privilegiate in tali pubblicazioni? Si tratta di immagini figurative o simboliche?
Per quanto riguarda le illustrazioni, Babalibri non ha pregiudizi sulle tecniche e gli stili illustrativi. Penso che le illustrazioni debbano essere coerenti con la storia raccontata e l’0autore ne deve essere consapevole. Penso inoltre che al bambino si debba offrire varietà,
Ma non solo nelle illustrazioni utilizzate, ma anche nelle modalità narrative, nei formati, nella scelta delle parole… Solo in questo modo si possono dare degli strumenti validi per formare un adulto consapevole.
4. Quanto e’ importante la scelta delle immagini nella trasmissione del valore della differenza. Ci sono delle linee guide specifiche a cui attenersi?
Credo che non ci siano linee guida ma piuttosto la sensibilità e soprattutto l’onestà dell’autore nel raccontare il valore della differenza.
5. Secondo voi è adeguato il livello di sensibilizzazione alla differenza nell’attuale contesto editoriale?
Direi che nel mercato editoriale ci siano due tendenze: da una parte si pensa che al bambini non si debba proporre temi difficili o impegnativi, forse perché indirettamente non si vuole mettere in difficoltà l’adulto che si ritroverebbe a dover rispondere alle domande dei bambini.
Dall’altra viceversa c’è la consapevolezza che attraverso i libri, i bambini possono scoprire e conoscere il mondo, sperimentare le relazioni, confrontarsi con l’altro. Più si avanti più questa seconda tendenza sta a mio avviso prendendo piede soprattutto tra coloro che lavorano con i libri e i bambini.
6. Tra le vostre pubblicazioni quale e’ l’immagine che preferisci o quale utilizzeresti per veicolare il valore della parità di genere?
Abbiamo appena pubblicato un libro “Cose da maschi o da femmine” che racconta quanto i pregiudizi di genere siano già presenti sin da piccoli. È la prima volta che parliamo esplicitamente di un tema. Infatti il libro non racconta una storia ma delle situazioni.
Sono comunque sempre più propensa affrontare temi attraverso le emozioni.
7. Tra le vostre pubblicazioni quale e’ l’immagine che preferisci o quale utilizzeresti per veicolare il valore della parità etnica?
Sono convinta che i bambini sono molto più aperti di noi adulti per quello che riguarda la parità etnica. Basti pensare alle classi multietniche. I bambini sono esseri aperti, non hanno pregiudizi, scoprono piano piano il mondo che li circonda e per loro è naturale avere bambini dalla pelle diversa. Sono gli adulti che temono l’altro e trasmettono questa paura nel bambino. Forse bisognerebbe lavorare più sull’adulto…
Bellissima intervista, sul libro piccolo blu e piccolo giallo la suola di mio figlio ha fatto un progetto didattico molto bello. Ogni mese usano un libro diverso. Gli albi illustrati sono importantissimi
RispondiEliminaSono d'accordo con la Fondatrice. In fondo spesso non si affrontano certi temi, nei libri per bambini, solo perché noi adulti abbiamo paura di dover dare risposte.
RispondiEliminaBellissima intervista! Anche io, come la Fondatrice credo che i bambini siano molto più aperti e disponibili verso le differenti culture ed etnie.
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