Perdersi nelle parole,
smarrirsi,
per ritrovarsi da un’altra parte,
quasi in un’altra dimensione.
Passare dal gabinetto ricavato da un buco nel pavimento, un piano sotto l’altro in modo tale che gli escrementi possano sfruttare la forza di gravità e atterrare infine nel buco nero, per arrivare al gabinetto delle meraviglie, la “Wunderkammer” seicentesca dell’Arciduca Rodolfo.
E magari incontrarci anche Alice che ci e’ arrivata attraversando lo specchio. Come sennò?!
Questo almeno è ciò che accade nel racconto Alice a Praga ovvero Il gabinetto delle meraviglie in cui viene svelato il trucco carrolliano del non-sense, "ovvero del mondo del non-senso che è il contrario del senso comune; si tratta di un mondo costituito da deduzioni logiche e creato dal linguaggio; il linguaggio però si frantuma nelle sue stesse astrazioni."
Voli pindarici di parole che si intrecciano secondo analogie elementari capaci di trasportarci da un significato all’altro, liberandosi alla fine dallo stesso. Quello che ci lasciano, queste parole, è una sensazione onirica, quasi un ricordo ancestrale.
Uno stile che mi ha riportato, per certi versi, a “Il Maestro e Margherita” e vi ho detto tutto! Ne avevo fatto una recensione qualche tempo fa, e questo capolavoro era stato capace di aprirmi il mondo dei sogni lucidi. Trovo che la scrittura della Carter abbia lo stesso potenziale.
Sì la scrittura, perché la recensione di oggi inaspettatamente non riguarda il contenuto, anche perché essendo una raccolta di racconti sarebbe difficile parlarvi di tutti. Ognuno spalanca mondi diversi. Sì, proprio mondi, magari onirici e surreali o surrealisti, ma in ogni modo si tratta quasi di cambiare dimensione, leggendoli. L'autrice è capace di entrare in un quadro, in una poesia, ribaltandone il contenuto fino a sfigurarlo.
Ad esempio nel racconto La Maddalena del Maestro la Carter ci parla del quadro "Maria Maddalena" di Georges de La Tour, che ho avuto modo di vedere proprio l'anno scorso in mosytra a Palazzo Reale e che voglio mettervi qui data la sua meravigliosa bellezza, e lo collega alle doglie del parto.
"Guardate la fiamma della candela come se fosse l'unica cosa al mondo. Quant'è bianca e immobile. Al centro bianco della fiamma c'è un cono blu, aria trasparente; è lì che ci si deve concentrare. Quando le doglie divennero rapide e fitte concentrai l'attenzione sull'essenza blu nel cuore della fiamma, come fosse stato il segreto della fiamma che, se mi fossi concentrata abbastanza sarebbe diventato anche mio."
Questo breve estratto, a mio parere, non è forse nient'altro che la eco al femminile della poesia di René Char interprete di de La Tour, che vi lascio in chiusura di queste mie brevi riflessioni.
"L’unico modo per non battere in ritirata in eterno è entrare nel cerchio della candela, restarvi, senza cedere nella tentazione di sostituire alle tenebre il giorno e un termine incostante al loro nutrito lampeggiare."
- R. Char, La giustezza di Georges de La Tour.
Non voglio spoiler armi troppo perché sarà una delle mie prossime letture ma sono, sicura che mi catturerà come il primo visto che amo la penna della Carter e il suo essere così disturbante
RispondiEliminaOk, mi avevi già incuriosita su Instagram, ora devo aggiungerlo alla tbr perché questi libri con stile arzigogolato sono proprio roba per me. No, il mio portafogli non ti ringrazia
RispondiEliminaHo letto solo un libro che trattava di questa tematica e sarò sincera, il mio livello di comprensione riguardo questo argomento e ancora troppo basso, ma ho apprezzato tantissimo come ne hai parlato 🥰
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