Poi ho scritto all’autrice, complimentandomi per aver descritto in maniera così forte e profonda la maternità o meglio il maternaggio, materhood.
E lei mi ha risposto così, traduco, “in realtà sono in attesa ed e’ come se il mio io futuro mi avesse raccontato questa storia.”
Vi lascio le sue parole:
“A volte avevo l’impressione che le storie provenissero del mio io materno futuro. “
“Sono sempre stata affascinata dalla maternità, quindi è stato naturale scriverne ... Anche se inizialmente non era quello che avevo programmato. È proprio quello che è emerso nella scrittura. "
Per quanto mi riguarda la prospettiva dell’artista, in questo caso della scrittrice, come tramite di una storia archetipica, è quella che mi è più vicina, in quanto studiosa dell’estetica del periodo romantico e post-romantico.
Non è un caso che vi parli di archetipi perché la relazione madre-figlia è una delle più ancestrali e nel libro viene trattata da diversi punti di vista.
Il libro infatti presenta diversi livelli di lettura, ad esempio l’eterno conflitto tra mondo arcaico e progresso, leggenda e progresso, mito e scienza, esplicitati nel racconto dalla fuga dall’isola rurale in cui vive la protagonista Oona, che pur approdando nella modernità non smette di trovare l’unico possibile conforto nella Natura.
L'estrema potenza della Natura indomita delle isole Irlandesi degli anni '50 del Novecento. Estrapolate dalla realtà, abitate da donne dedite alla superstizione cattolica, dove qualsiasi espressione di libertà era sinonimo di stregoneria.
Natura, che se allora era il mare, indomabile, intoccabile. Nessuno sull’isola sapeva nuotare per rispetto del mare o l’enorme balena madre di cui l’essere umano non lascia nemmeno una minuscola fibra nutrendosi del suo immenso ventre e usando il suo olio per avere luce.
Oggi, in Canada, e’ salire sugli alberi.
Cucirsi i vestiti da sola,
Trovare in coraggio di tornare a fare l’amore.
Oona scappa sì dall’isola della sua infanzia, ma una volta arrivata nel centro del progresso, rappresentato in questo caso da Ottawa, in Canada, troverà conforto solo in riva ai grandi laghi o arrampicandosi sugli alberi.
In questo caso la maternità non è salvezza, ma una missione. Per questo torna in mente la frase da cui ho cominciato questa recensione “Mater semper certa est”. Vuol dire Stupro, tradimento, ma forse - oggi - anche libertà.
Forse, quello che ho amato di più di questo libro e’ lo spiraglio di luce, di libertà nonostante la paura che offusca tutto.
Bellissima lettura 🤩
RispondiEliminaSono venuta a leggere perché la copertina mi aveva incuriosito molto. Bella recensione
RispondiEliminaSono venuta a leggere perché la copertina mi aveva incuriosito molto. Bella recensione
RispondiEliminaMolto interessante! Come dicevo su Instagram già l’avevo sentito in giro
RispondiEliminaBella recensione per un libro che mi incuriosisce
RispondiEliminaSicuramente un'analisi sentita e profonda, questa tua recensione. Inoltre bellissime le parole dell'autrice
RispondiEliminaMai sentito questo libro, ma sembra interessante data la tematica importante che tratta!
RispondiEliminaMi incuriosisce molto, sembra una bella lettura
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