Non fatevi ingannare dalla foto romantica e piena d’amore, perché questo libro e’ un pugno allo stomaco.
Di vero ci sono solo le spine,
E la crepa sul muro.
Immaginatevi la crepa che continua ad avanzare, estendendosi su tutto il muro, come
la violenza domestica, o meglio la violenza assistita.
La violenza subita da una bambina che assiste alla disintegrazione fisica e psichica della propria madre.
E tutto va in frantumi.
Il libro l’ho letto tutto d’un fiato perché è scritto in maniera molto scorrevole, ho pianto, mi sono arrabbiata, sul finale ho fatto fatica a continuare, perché non sono riuscita a trovare salvezza per i personaggi coinvolti. Tantomeno per la protagonista, Sofia.
Certo, libri come questo sono importanti, così come è importante parlarne, superare la barriera d'omertà che avvolge queste tematiche delicate, ma forse, per quanto mi riguarda preferisco quando vengono trattate in maniera simbolica. E soprattutto quando vi è redenzione e tali libri hanno funzione catartica.
Per questo vi propongo l’intervista all’autrice, che ringrazio per avermi proposto questa lettura così lontana da me e per tutte le sue risposte alle mie domande.
Intervista a Nunzia Volpe, autrice del libro:
1. Come nasce il tuo libro? E’ un romanzo autobiografico?
Sono nata e cresciuta in un quartiere popolare della periferia di Milano dove il degrado e la violenza erano all’ordine del giorno: in strada così come a scuola e nelle case, in famiglia, dove talvolta i genitori stessi erano figure impreparate, incapaci, di amare in modo sano i propri figli. Le conseguenze di tali incapacità, a volte, sono state tragiche. Vivere in contesti di questo genere, dove rifiuto, abbandono, svilimento e maltrattamento sono il quotidiano, segna. Nel bene e nel male. E, o si trova la forza per “rinascere”, per “reinventarsi”, per “ricostruirsi” positivamente o ci si perde.
Con questo romanzo, ho voluto mettere in discussione totem, stereotipi, che per la nostra società sono intoccabili: la famiglia che accudisce, la madre che ama, il padre che protegge. Scrivere L’amore imperfetto è stato un mio personalissimo atto di coraggio, qualcosa che dovevo soprattutto a me stessa.
2. In che anni è ambientata la storia e perché?
Si parla di walkman, quindi penso anni ’90, ma resta una storia senza tempo, cioè che purtroppo non c’entra né col luogo né col periodo storico in cui avviene, perché è la storia eterna della tirannia del maschile sul femminile, della violenza sulle donne.
L’amore imperfetto è ambientato negli anni Novanta. Tuttavia, come ben dici anche tu, è purtroppo una storia senza tempo. Il tema centrale del romanzo non è solo la tirannia del maschio sulla femmina ma la capacità devastante che ha la violenza - ancor più se subita in giovanissima età - di interferire, contaminare, tutto ciò con cui viene a contatto. Inoltre, la piccola Sofia - protagonista della mia storia - è la dimostrazione che in ognuno di noi alberga sia il bene che il male ed è il vissuto, la storia personale, insieme alla coscienza, a determinare, poi, quale delle due forze, in un determinato momento, prevarrà sull’altra. Nessuno di noi è solo luce o solo ombra e con Sofia ho tentato di creare un personaggio che lo dimostri.
3. Quale è il messaggio che vorresti dare a chi subisce o e’ vittima della violenza assistita?
Qualora il mio lettore fosse un adulto vorrei che riflettesse sul fatto che la violenza domestica è molto più frequente di quanto si creda e che, non sempre, il carnefice è unicamente il maschio di casa. Spesso le cose, le dinamiche, sono molto più complicate. Vorrei che gli adulti (genitori e insegnanti in primis) aprissero gli occhi e prestassero maggior attenzione a ciò che avviene loro intorno.
In caso di lettori tra i ragazzi, vorrei che riflettessero sulla capacità di Sofia di affidarsi – nonostante tutto nella sua vita le abbia urlato il contrario – a chi le porge la mano, a chi le dimostra amicizia e amore. Se è vero che l’amore può salvare, infatti, è fondamentale dare all’amore la possibilità di farlo. Ai ragazzi vorrei anche dire che se gli adulti fanno loro del male, se li offendono, se li denigrano, la colpa è degli adulti e da chi ci fa del male ci si deve allontanare, chiunque esso sia. Non è amore se i genitori picchiano, maltrattano, insultano; non è amore se papà picchia, maltratta e insulta la mamma, così come non lo è se lo fa la mamma al papà. È sbagliato, è un reato e se non si ha il coraggio di denunciare almeno si abbia il coraggio di salvarsi rivolgendosi alle associazioni contro la violenza del territorio, telefonando al numero 1522 dove persone preparate e sensibili sono a disposizione di chiunque chiami per chiedere aiuto o consiglio.
Un testo davvero forte,un'intervista interessante. Mi segno il titolo
RispondiEliminaÈ triste vedere come realtà purtroppo sembrano no cambiare col tempo. Bisogna fare ancora troppo. Bellissima intervista
RispondiEliminaGrazie per la splendida intervista
RispondiEliminaBellissima intervista, è un titolo che vorrei recuperare visto il tema importante
RispondiEliminaBellissima intervista, complimenti! ❤️
RispondiEliminaLe tue interviste sono sempre originali, mostri sempre un punto di vista che non mi sarebbe mai venuto in mente
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