Team mummia o zombie? Tranquilli, non si tratta di un libro horror, ma L'estate che ho dentro è un romanzo di formazione, uno young adoult, in cui la protagonista ha il volto bendato.
Nina ha 16 anni e ha subito un grave incidente in motorino, che le ha provocato gravi lesioni in viso. Tuttavia, l’autrice non ci lascia molte indicazioni sul suo aspetto, anche prima dell’incidente.
Lei viene innanzitutto descritta come “normale”. In realtà vede se stessa nel riflesso del volto della propria madre che è bellissima e di cui lei è un po’ invidiosa, gelosa.
Ovviamente la madre non lo sa, o non vuole saperlo. In realtà è un personaggio innocuo, ne’ buono ne’ cattivo genitore.
Il vero riferimento qui però e’ il padre. Devi scendere a patti col padre quando hai perso tutto, e non riconosci te stessa, il tuo volto, devi ricordarti del volto del padre.
Recupero di un rapporto mai avuto col padre artista, cileno, che vive in un camper. Un’estate di avventura, nuove amicizie, nuove strategie di sopravvivenza, anche attraverso i social media.
I social media, soprattutto Instagram, così presenti nella nostra vita e ancora di più nella vita degli adolescenti, che da luogo di disperazione diventano occasione e possibilità d’ispirazione. Innanzitutto per se stessi e poi anche e perché no per gli altri.
In pratica un uso costruttivo dei social media, che altrimenti tendono ad appiattire la vita di tutti per non sentire la noia, la rabbia, la necessità del cambiamento. La richiesta è quella dell’autenticità, la promessa e’ quella di diventare influencer da milioni di follower.
Questo è oggi l’equilibrio precario di una giovane ragazza alla ricerca della propria identità.
Per quanto mi riguarda il libro si fa leggere molto velocemente, essendo così attuale e con tematiche a me care, come la genitorialita’ e i social media, trovo però ci sia poca introspezione. Soprattutto nei personaggi che gravitano intorno alla protagonista. Filo, Lara, Tommaso, gli amici, l’amore, gli adulti di riferimento, che restano tracciati, ma non ben definiti.
Sono solo semplici comparse viste e interpretate, quindi costruite, attraverso gli occhi della protagonista, Nina. La consapevolezza nei personaggi c’è, i quali ad un certo punto si ribellano a tale imposizione, senza però del tutto riuscire a svincolarsi e a mostrare la loro effettiva personalità. Ma d’altronde l’adolescenza non è anche questo? Momento egocentrico.
Intervista all’autrice, Viviana Maccarini:
1. Come è nata l’idea della storia?
Volevo raccontare l’adolescenza oggi, e nel farlo mi sono resa conto che avrei dovuto inevitabilmente parlare di Instagram. Allora mi sono chiesta: “che cosa conta più di tutto su Instagram?” la risposta che mi sono data è stata: “la bellezza”. Da qui mi è venuta l’idea di una protagonista con il volto segnato da profonde cicatrici.
2. La protagonista poteva benissimo anche non avere le bende, vero? La ricerca di identità vale per tutti nell’adolescenza? Cosa diresti a te stessa adolescente?
Giustissimo! La ricerca di identità, soprattutto in adolescenza, conta tantissimo. E per Nina è ancora più difficile perché lei, letteralmente, non ha una faccia (il suo volto è completamente coperto dalle bende). Quindi, in un’epoca in cui tutti i suoi coetanei costruiscono la propria identità sui social network, in particolare su Instagram, non avere un volto da fotografare/filmare è un problema. Fortunatamente per Nina questo aspetto diventa una risorsa, la sprona a tirare fuori la propria voce e farsi ascoltare.
3. Quanto e importante oggi saper usare in maniera costruttiva i social media?
Molta. In “L’estate che ho dentro” cerco di parlare di social in modo costruttivo, non mi pongo né dal punti di vista di chi li condanna, né dalla parte di chi li osanna. Anche perché il discorso è molto più complesso: se da una parte c’è il rischio di confrontarsi con modelli di bellezza e di successo irraggiungibili, dall’altra i social offrono tante possibilità di interazione. Quindi ovviamente dipende da come li si usa. Negli ultimi tempi ho visto che Instagram sta cercando di veicolare gli utenti verso un uso più “genuino” dei social, ad esempio si può impostare un timer per non passarci troppo tempo. Non credo che questo sia sufficiente, però. Sarebbe bello che il discorso “corretto utilizzo dei social” partisse dalle scuole, credo che i ragazzi sarebbero molto felici di poter discutere di qualcosa che li tocca così da vicino.
4. Quale è il messaggio del tuo libro? Sia se lo legge una ragazza o un ragazzo sia
se si tratta di adulti?
Cercare “l’estate” dentro ognuno di noi; quella forza che ha permesso a Nina di riscattarsi e trasformare un momento di difficoltà in un’occasione per evolvere.
Domande davvero interessanti! Ho sentito parlare molto di questo testo
RispondiEliminaSicuramente un libro, particolare sull'adolescenza. Interessante la riflessione sulla capacità della protagonista di dare spazio alla propria voce visto che non può mostrare il viso
RispondiEliminaUna bella intervista come sempre e un libro che anche i grandi dovrebbero leggere
RispondiEliminaFai sempre domande interessanti, molte non mi sarebbero venute in mente
RispondiEliminaCome sempre apprezzo molto le tue interviste, questo libro mi interessa già un pò
RispondiEliminaHo letto questo libro e mi è piaciuto molto, l'autrice poi è una persona squisita!
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