Io sono la mela. Una storia di Saffo non è un libro nel senso proprio del termine, piuttosto è un prezioso taccuino che emana poesia da tutte le porosità della speciale carta naturale, materica, di cui è fatto.
Un volume quindi da assaporare con tutti e cinque i sensi, dal tatto alla vista, perché aprendolo e sfogliandolo non si può non venire travolti dalla sua consistenza, dal suo odore. Profuma di buono, incanta la vista con le illustrazioni della pluripremiata artista Pia Valentinis, e soddisfa anche l’udito perché la poesia è musica.
Quando si parla di poesia nell’antica Grecia, viene subito in mente la poesia accompagnata dalla lyra, antico strumento greco associato al culto di Apollo, inseparabile dal canto del poeta. E’ proprio questo nesso inscindibile tra suono e parola, che ha dato luogo all’espressione “poesia lirica”.
In Saffo (Σαπφώ), tale legame lirico tra musica e poesia diviene ancora più forte.
Di quel poco che si sa di colei che viene definita la prima poeta della storia, due cose sono senz’altro vere: che ha scritto delle poesie con un nuovo modello di strofe da lei inventato e che ha costruito uno strumento musicale, la pektis. Una lira più piccola, adatta alle braccia poco muscolose delle donne.
Musica e poesia dunque.
Una poesia nitida ed elegante, quella di Saffo, che si esprime in diverse forme metriche tipiche della lirica monodica con l’aggiunta delle cosiddette strofe “saffiche” dal nome della loro autrice, capaci di ispirare molti poeti da Catullo al Carducci e la sua “metrica barbara”.
Non è facile scrivere di qualcuno di cui non si hanno certezze e dove mito e leggenda si sono mischiate con la realtà storica, o forse per qualcuno che scrive è più facile perché alla verità della storia può unire la libertà della creazione.
Almeno questo è quello che fa Beatrice Masini nel suo libro, più che narrare una storia in prosa su Saffo, compone dei versi intorno a Saffo, tanto che le sue parole quasi si annodano dolcemente e si confondono con quelle dell’antica poeta. Accompagnando anche la lettrice o il lettore verso una più profonda comprensione.
“Tu sei la mela non colta, il segreto
frutto rimasto celato tra i rami:
tu, la più bella, più rossa, più tonda
sola rimani.”
Nella cultura di massa e forse neanche solo in quella, ma più in generale, Saffo e’ nota come poeta omosessuale, tanto che l’aggettivo “saffico” più che essere riferito a quelle strofe particolari da lei inventate viene riferito all’amore fra donne, così come Lesbo. L’isola di Lesbo in cui Saffo insegnava alle sue allieve fanciulle l’arte della poesia, della musica e della danza. Un’isola, un tiaso, un luogo tutto femminile, - poiché così volevano i tempi antichi, che concedevano ben poca libertà alla donna - , in cui il messaggio poetico era oggettivato in una forma vitale, esperienziale, in cui la poesia, fedele al dio Apollo, diventava un’occasione di condivisione rituale tra persone che spartivano intimamente uno stesso linguaggio e gli stessi valori.
In realtà, ne sappiamo veramente poco di questa meravigliosa donna e, quel poco che si sa, viene dedotto da frammenti dei suoi versi, ritrovati neanche integri in fondo al mare.
Mi sembra evidente - dalla lettura dei frammenti, l’unica certezza su cui questa evidenza si regge - che Saffo parla di amore in senso lato: di volta in volta è passione, devozione, amore materno, protettivo, incendiario, geloso, abbandonato, furente, melanconico. Un amore che ha mille facce e non sopporta di essere definito. Voglio sperare che un lettore anche poco informato sia abbastanza lucido da riconoscere nella storia di Saffo questa larghezza dell’amore, senza distinzioni, barriere, confini d’età e di genere.
La cultura greca antica è alla base del nostro mondo: questa è la ragione per cui ho studiato greco all’università e sono tornata spesso a questo universo scrivendo e leggendo. In un mondo semplice, disadorno, poco arredato, vuoto di oggetti si faceva la matematica, la filosofia, la poesia, l’arte. È una gran ragione per tornarci sempre, a quel mondo, per attingere alla freschezza e al vigore delle origini.
RueBallu colloca questo tipo di libri in una collana che si chiama Jeunesse 8+. L’impegno, e lo sforzo, è di dare storie che possano appassionare bambine e bambini dagli otto anni in su. Ma il come è libero, è lasciato all’inventiva del singolo autore. Io non ho mai avuto vincoli o ricevuto misure, o indicazioni. Chiaro che devo darmeli da sola, pensando a un pubblico il più vasto possibile. Scrivere per bambini non vuol dire necessariamente scrivere facile. Vuol dire scrivere semplice, questo sì. E la semplicità è un approdo. Vuol dire buttar via tutto ciò che non è necessario, aggettivi, descrizioni. Andare all’essenziale, che parla a tutti. E sono molto contenta se quell’8+ vuol dire, come dovrebbe, a partire da. Senza limiti, ancora una volta.
Saffo è sempre una, piacevole scoperta. È interessante ogni punto di vista per scoprire qualcosa, di più di questa donna.
RispondiEliminaAdoro le tue interviste!
RispondiEliminaNon deve essere stato facile parlare di questa grande donna a un pubblico tanto giovane senza banalizzarla. Tanto di cappello, complimenti
RispondiEliminaSaffo è stata una grande figura nella cultura e non solo, non deve essere stato facile parlarne a dei bambini e mi incuriosisce molto questo libro
RispondiEliminaUn libro meraviglioso in ogni suo elemento! 😍
RispondiEliminaSono meravigliata davvero, brava!
RispondiElimina