Passa ai contenuti principali

La ragazza dei colori, intervista a Cristina Caboni




Ho letto con molta emozione l’ultimo libro di Cristina Caboni, La ragazza dei colori, che fa riferimento a Nonantola e alle vicende dei ragazzi di Villa Emma. La vita della protagonista Stella, si intreccia con quella di un intero paese che ha accolto, nascosto, protetto e salvato centinaia di bambini ebrei durante la Seconda guerra mondiale, sottraendoli alle persecuzioni nazifasciste.

Di seguito vi propongo un’intervista a questa bravissima autrice, che con la sua penna è come se dipingesse sulla tela emozioni fatte di colori.



1. Come è nato questo libro?


Tra tutti i miei romanzi la ragazza dei colori è quello con la genesi più complessa e particolare. Infatti mi ha distolto da un altro romanzo che stavo scrivendo. Mentre facevo gli approfondimenti dell’altro romanzo mi sono imbattuta in Nonantola. Sono stata travolta da questa comunità coraggiosa, altruista e affascinante. Dopo aver scoperto la loro storia sono rimasta senza fiato. Tutto è cambiato e io ho saputo che i bambini di Villa Emma erano diventati i nuovi protagonisti. 


2. La sua protagonista, Stella, con il suo esempio fa delle scelte che mettono in luce la differenza tra desiderio e azione, tra avere un piano, un progetto per il futuro, e invece cercare una via di fuga. Quanto importanti sono gli affetti nelle scelte che determinano la nostra vita?

 

Credo che siano determinanti. Per quello dobbiamo essere forti e capaci di discernere e di fare ciò che è meglio per noi. Abbiamo il dovere di prenderci cura di noi e di costruire la nostra felicità e il nostro futuro. 


3. Il ritrovamento da parte di Stella dei disegni “in una valigia di pelle marrone con gli angoli screpolati e la serratura ossidata” avviene per caso? Esiste il caso secondo lei?


Sono abbastanza certa che tutto avvenga per un motivo preciso, anche ciò che noi nel momento che il fatto si manifesta, non possiamo capirlo. Lo svelamento avverrà in seguito e spesso al momento più opportuno. 



4. Quale è il suo colore preferito, se ne ha uno, e perché?


Le oltre cento sfumature di blu, quelle di rosso e di giallo. No non ho un colore preferito, perché li amo troppo. I colori sono luce e meraviglia, gioia e passione. 



Il mio è il blu, e mi ritrovo molto con le parole dell’autrice.


Blu. Colore primario, mistico, rappresenta l’infinito.

E’ il colore dell’anima più profonda,

e come tale induce alla calma e alla serenità.

In oltre cento sfumature descrive il mare e il cielo,

evocandone l’immensità



E il vostro?

Commenti

  1. Molto bella come intervista anchd se sul caso la pensiamo diversamente🤗

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In che senso? mi interessa molto...

      Elimina
    2. Nel senso che per me il caso è caso, nulla succede per un motivo. Succede proprio per caso, invece 👍

      Elimina
  2. Il mio colore preferito è un non colore: il nero. Non fa perdere tempo ed è pragmatico perché va sempre bene. Se devo scegliere un colore è il vola. Il colore della magia

    RispondiElimina
  3. Questo libro mi interessa tantissimo! L’intervista mi ha incuriosito ancora di più 🔥

    RispondiElimina
  4. Molto bella l'intervista! Anche a me piace il blu, sopratutto le sfumature che assume prima che diventi sera 😍

    RispondiElimina
  5. Bellissima intervista complimenti. Il libro da come ne sento parlare ultimamente mi incuriosisce molto 😍

    RispondiElimina
  6. Intervista molto bella. Ho preso quasi tutti i suoi titoli per leggerli a breve. Il mio colore preferito?direi il giallo

    RispondiElimina
  7. Anche il mio è il blu💙 Mi piace l'intervista, io ho avuto il piacere di sentire la presentazione dal vivo di questo libro magnifico

    RispondiElimina
  8. Ho sempre voluto leggere i libri di questa autrice, questo semvra perfetto per iniziare!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Fiori di Kabul, quando un fiore cresce nella polvere

  “Sei un fiore prezioso, e i fiori preziosi non possono crescere nella polvere.” La mamma lo ripete spesso a Maryam nella polverosa Kabul, mentre tutti gli altri cercano in ogni modo di non farla sbocciare. Tutti gli altri a cominciare da suo padre, che le impedisce di imparare ad andare in bicicletta, perché “è una cosa che offende l’Islam”, se ci vanno le femmine. Ma non proprio tutti, perché c’è suo fratello che è un uomo buono, come anche il suo allenatore, e la sua migliore amica, Samira. Lei è hazara e Maryam pashtun: sono entrambe due fiori bellissimi.  “Non sapevo se fossi davvero preziosa, ma mi piaceva l’idea di essere un fiore.  Magari in un’altra vita lo ero stata veramente, un fiore che cresceva là sulla montagne, era possibile, e forse era per questo che ogni giorno desideravo essere lassù.” Montagna, senso di libertà, il vento tra i capelli e Maryam che pedala verso il suo destino con il cuore che le batte all’impazzata. Oggi, per noi in Italia, o comunque in Occid

La serie di Teresa Battaglia, una commissaria contro gli stereotipi

Mentre ce ne stiamo a rimirare i fiori, c’è qualcuno che sta attraversando l’inferno. Fiori sopra l’inferno   è il titolo del primo dei quattro libri della serie di Teresa Battaglia scritta dall’autrice friulana Ilaria Tuti e cela l’haiku del poeta giapponese Kobayashi Issa. Non scordare: noi camminiamo sopra l’inferno,  guardando i fiori. E questo qualcuno, che ha attraversato l’inferno, e’ l’assassino. O l’assassina. Sempre seriale. La capacità empatica di sentire il dolore nel male, mi ha fatto apprezzare il commissario Battaglia, anzi la commissaria, che è una donna e una madre anche senza avere figli biologici, per la sua innata compassione nei confronti della vita quando inerme.  Questa capacità che è poi la chiave della sensibilità, mette in crisi i confini classici del bene e del male, mostrando come a volte chi è carnefice è in primo luogo vittima. Vittima di violenza assistita o vissuta sin dall’infanzia. Questo non vuol dire che la violenza è giustificata, anzi, s

Tre albi illustrati per la "Giornata mondiale della gentilezza"

  Lo sapevate che la “Giornata mondiale della Gentilezza” è nata in Giappone?   Nello specifico, questa giornata nasce a Tokio nel 1988 con il World Kindness Movement, e presto si è diffusa in tutto il mondo. Sembra semplice, perché la gentilezza è la semplicità di un gesto fatto con dolcezza e rispetto, di un sorriso, di una carezza. Ma poi nei fatti non è affatto così semplice essere gentili.  Nella quotidianità, purtroppo, lo stress e la tecnologia non fanno che alimentare relazioni basate sulla poca attenzione e l’aggressività, anche e forse soprattutto da parte degli adulti nei confronti delle bambini e bambine che a loro volta le perpetuano a scapito degli altri bambini. La gentilezza è un esercizio di attenzione che ci rende migliori e quindi dovrebbe essere celebrata tutti i giorni, magari e perché no anche attraverso dei meravigliosi albi illustrati da leggere insieme. Ecco quelli che vi propongo oggi, a partire da destra potete vedere: Il piccolo libro della gentile