Passa ai contenuti principali

Intervista a Cristiano Parafioriti, autore di "Invictus"

Sono felice di presentarvi l'intervista a Cristiano Parafiotiti, un caro amico, che ha scritto un libro davvero bello e intenso. Ho avuto l'onore di presentarlo in un caffè letterario davvero accogliente, il Longsong Books & Cafè a Milano. E qui sul blog potete trovare le domande che gli ho fatto con le sue risposte.




1. Le origini di Invictus. Come è nato questo romanzo storico?


Esiste un documentario filmato che parla di questa vicenda. Fu girato dal nipote del protagonista nel 2009 e per 10 anni è rimasto nel cassetto. Un anno e mezzo fa, poi, ho ricevuto il video e i documenti in esso richiamati ed è stato un colpo di fulmine. Come scrivo nella  nota all’interno del libro: Il battaglio creativo si mise in moto, facendo vibrare la campana della mia anima. In me, sentii avanzare, a grandi passi, l’irrefrenabile desiderio che già avevo incontrato nel corso della mia vita e che conoscevo benissimo: scrivere.


2. Ci puoi raccontare qualche retroscena interessante, ad esempio nell’introduzione ci parli del tuo grande amore per Galati Mamertino, tuo paese natale e soprattutto luogo in cui si svolge gran parte della vicenda di Ture e Rosa. Come è scrivere di un posto così caro? Come è stato accolto il romanzo dai tuoi compaesani?


Devo dire che per me, scrivere del mio paese, Galati Mamertino, è motivo di enorme prestigio e di onore. L’affetto che mi lega alla mia terra, alla mia città natale ed alla mia gente è tanto e sono felice ed orgoglioso di aver regalato quattro libri ai miei luoghi d’origine. Per “Invictus “ poi l’atmosfera che si è creata è stata magica e particolare, un po’ perché le vicende narrate sono “contemporanee” ( Ture è morto nel 2018, Rosa addirittura durante la stesura del romanzo), un po’ perché i protagonisti sono gente umile e amata da tutti. La famiglia poi mi è stata da subito vicina e quello che siamo riusciti a realizzare il 22 agosto è stato un evento unico: un anfiteatro stracolmo di gente ad assistere alla “prima” di “Invictus”, in una sola parola: indimenticabile.



3. Il libro narra la storia di un uomo: un figlio, un fidanzato, un compagno, un soldato. Ma è anche una storia che parla delle donne.  Le donne che restano e attendono e combattono la fame. Come Rosa, la rosa rossa della copertina dedicata alla donna di Ture. La sua storia per me è quasi più tragica di quella di Ture. Il suo sacrificio quasi più grande. Che significato ha per te? 


La figura di Rosa, per me, è stata quella di più difficile costruzione. Questo è facilmente comprensibile, essendo lei donna e madre, mi sono dovuto calare in panni molti diversi dai miei e, devo dire, che l’ho fatto con non poche difficoltà. Quanto appena detto, unito al fatto che Rosa poi ci ha lasciato il 4 febbraio scorso, durante la stesura del romanzo, mi ha legato ancora di più a questo personaggio umile e forte ad un tempo, il vero esempio delle donne siciliane, da sempre. Per lei ho sostituito repentinamente la copertina. Oggi l’immagine di “Invictus” ( nella versione italiana ) è associata a questo stupendo bocciolo che si erge nella neve, opera fotografica della cara amica Anna Francica che mi aiuta anche nel ruolo di correttore di bozze.


4. Sempre in questo contesto più al femminile, mi ha colpito moltissimo la figura di Mena la majàra. La strega. In particolare tu poni un forte nesso tra bellezza, vedovanza e malanomina. “La vedovanza e la bellezza sono due peccati che nessuno ti perdona tra questi villaggi cattivi e selvaggi.” Ci puoi dire qualcosa di più a riguardo?  Oggi è ancora così? 


Beh, si sa, nel Sud la superstizione è tradizionale e diffusa. Ieri ancora più di oggi e le credenze presto potevano diventare vere e proprie convinzioni. La nomea calunniosa di “portasfortuna” colpiva le figure più indifese, quindi: vedove, disabili, mutilati, orfani. Esistono ancora oggi sacche di popolazione che si affida a riti magici e ancestrali soprattutto contro il malocchio e la cattiva sorte. Un mondo occulto a metà tra sacro e profano.


5. Trovo che i genitori di Ture siano molto moderni. Sinceramente non me li aspettavo così. Soprattutto la madre, Za Nunzia. A 18 anni ha avuto il primo figlio, Ture appunto, e lo ama di un amore genuino e per niente possessivo. Gente umile ma tanto di cuore. Diversissima dalla sorella, Za Nina la madre di Rosa. Quale è la norma per l’epoca e il luogo, sono le singole persone a fare la differenza?


I personaggi del romanzo hanno la loro impostazione familiare, il loro imprimatur direi. Poi, certo, ognuno vive a modo suo le vicende e tutti cercano di portare acqua la mulino della loro famiglia. Za Nina vorrebbe per Rosa un matrimonio più agiato, la sorella, Za Nunzia aspira ugualmente alla felicità dei suoi figli ma avrà come priorità ritrovare il figlio dopo la guerra sano e salvo. I fatti che accadono cambiano le persone. L’epoca e le necessità familiari scrivono la storia di tutti i protagonisti, la trasmutano e la forgiano



6. Mi è piaciuta molto la figura del professor Rocchi che aiuta Ture a scrivere le lettere, all’inizio infatti Rosa non le riceve ma non perché Ture non voglia, ma perché non si sento in grado di scriverle. Sembra quasi un certo lato istruttivo della guerra. Chi sapeva guardare e ascoltare, e veniva dai paesini poveri attraverso la guerra ha imparato un mestiere. C’è un po’ questa idea secondo te?


Sì, la guerra, nel bene e nel male diviene maestra di vita. Rocchi istruisce Ture e gli altri commilitoni ma ognuno apporta all’altro il proprio contributo mettendo a disposizione “la sua arte”. Quello che rimane è l’idea di solidarietà e di amicizia che via via cresce parimenti alle difficoltà belliche. Quando tornerà a casa, Ture, sarà un uomo nuovo, diverso. La guerra lo ha forgiato. Da piccolo ragazzo di villaggio diverrà un uomo forte, pronto ad affrontare ogni difficoltà senza paura, così come ha affrontato le pallottole e le bombe nemiche.





Presentazione @longsongbooks



Commenti

  1. Sempre molto interessanti le tue interviste

    RispondiElimina
  2. Ottime domande e interessanti risposte per un libro bello ed intenso!

    RispondiElimina
  3. Bellissima intervista! Complimenti ad entrambi

    RispondiElimina
  4. Che bella intervista, complimenti a entrambi!

    RispondiElimina
  5. In questa intervista traspare tutto il Cristiano che conosciamo 🥰

    RispondiElimina
  6. Bravissimo Cristiano e bravissima Chiara! Bella intervista

    RispondiElimina
  7. Bella intervista. Hai saputo toccare punti interessanti, quelli giusti per far desiderare di leggere il libro.

    RispondiElimina
  8. Il libro non è nelle mie corde ma complimenti per l’intervista

    RispondiElimina
  9. Bellissima intervista, è sempre piacevole conoscere un autore!

    RispondiElimina
  10. Io questo tipo l'ho già visto da qualche parte....
    Bello che vi siate incontrati di persona

    RispondiElimina
  11. Bella intervista, secondo me conoscere gli autori è importante

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Fiori di Kabul, quando un fiore cresce nella polvere

  “Sei un fiore prezioso, e i fiori preziosi non possono crescere nella polvere.” La mamma lo ripete spesso a Maryam nella polverosa Kabul, mentre tutti gli altri cercano in ogni modo di non farla sbocciare. Tutti gli altri a cominciare da suo padre, che le impedisce di imparare ad andare in bicicletta, perché “è una cosa che offende l’Islam”, se ci vanno le femmine. Ma non proprio tutti, perché c’è suo fratello che è un uomo buono, come anche il suo allenatore, e la sua migliore amica, Samira. Lei è hazara e Maryam pashtun: sono entrambe due fiori bellissimi.  “Non sapevo se fossi davvero preziosa, ma mi piaceva l’idea di essere un fiore.  Magari in un’altra vita lo ero stata veramente, un fiore che cresceva là sulla montagne, era possibile, e forse era per questo che ogni giorno desideravo essere lassù.” Montagna, senso di libertà, il vento tra i capelli e Maryam che pedala verso il suo destino con il cuore che le batte all’impazzata. Oggi, per noi in Italia, o comunque in Occid

La serie di Teresa Battaglia, una commissaria contro gli stereotipi

Mentre ce ne stiamo a rimirare i fiori, c’è qualcuno che sta attraversando l’inferno. Fiori sopra l’inferno   è il titolo del primo dei quattro libri della serie di Teresa Battaglia scritta dall’autrice friulana Ilaria Tuti e cela l’haiku del poeta giapponese Kobayashi Issa. Non scordare: noi camminiamo sopra l’inferno,  guardando i fiori. E questo qualcuno, che ha attraversato l’inferno, e’ l’assassino. O l’assassina. Sempre seriale. La capacità empatica di sentire il dolore nel male, mi ha fatto apprezzare il commissario Battaglia, anzi la commissaria, che è una donna e una madre anche senza avere figli biologici, per la sua innata compassione nei confronti della vita quando inerme.  Questa capacità che è poi la chiave della sensibilità, mette in crisi i confini classici del bene e del male, mostrando come a volte chi è carnefice è in primo luogo vittima. Vittima di violenza assistita o vissuta sin dall’infanzia. Questo non vuol dire che la violenza è giustificata, anzi, s

Tre albi illustrati per la "Giornata mondiale della gentilezza"

  Lo sapevate che la “Giornata mondiale della Gentilezza” è nata in Giappone?   Nello specifico, questa giornata nasce a Tokio nel 1988 con il World Kindness Movement, e presto si è diffusa in tutto il mondo. Sembra semplice, perché la gentilezza è la semplicità di un gesto fatto con dolcezza e rispetto, di un sorriso, di una carezza. Ma poi nei fatti non è affatto così semplice essere gentili.  Nella quotidianità, purtroppo, lo stress e la tecnologia non fanno che alimentare relazioni basate sulla poca attenzione e l’aggressività, anche e forse soprattutto da parte degli adulti nei confronti delle bambini e bambine che a loro volta le perpetuano a scapito degli altri bambini. La gentilezza è un esercizio di attenzione che ci rende migliori e quindi dovrebbe essere celebrata tutti i giorni, magari e perché no anche attraverso dei meravigliosi albi illustrati da leggere insieme. Ecco quelli che vi propongo oggi, a partire da destra potete vedere: Il piccolo libro della gentile