Che la donna non sia la Grande Madre da venerare, ne’ un non-essere o essere inferiore rispetto all’uomo lo aveva scritto già Simone de Beauvoir nel Secondo sesso, 1949. Anzi, ha aggiunto con veemenza che la donna è un essere sessuato, criticando le leggi repressive in materia di contraccezione e aborto, il matrimonio borghese, l’alienazione sessuale, economica e politica.
“Essere donna non è un dato naturale, ma il risultato di una storia. Non c'è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale. Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita.”
Con Il secondo sesso, la vulva fa dunque il suo primo ingresso in filosofia. Stiamo continuando a ribadire questo concetto, in altre parole l'importanza della sessualità femminile, o c’è qualcosa di nuovo in opere come Pussypedia e Contropelo?
Che adesso si possa dire esplicitamente f*ga (eng. pussy) senza essere bannati dal Vaticano, come appunto successe a de Beauvoir, può essere considerato un passo avanti rispetto alla considerazione della femminilità come qualcosa di altro rispetto all’essere l’Altro dell’uomo?
Lascio aperta la domanda perché la risposta non la so, sebbene resti evidente l’importanza del femminismo intersezionale e la relativa apertura del concetto di femminilità e sessualità fino a scavalcarne i confini stessi di genere; prospettiva non-binaria impensabile all’epoca di de Beauvoir.
Quindi cosa ne penso? Super le illustrazioni, il formato e l’idea del manuale… utilissimo per le giovanissime e i giovanissimi che si affacciano alla sessualità, che oggi è spesso, nonostante de Beauvoir, ancora un tabù. Per questo Zoe Mendelson e María Conejo hanno deciso di realizzare una piattaforma digitale (Pussypedia.net) e anche il libro ai fini dell’educazione sessuale.
Per quanto riguarda la depilazione femminile in Contropelo non lo so, personalmente mi piace depilarmi magari sono soggiogata dal patriarcato, magari no. Comunque penso che la libertà di scegliere in questo contesto senza alcun tipo di condizionamento estetico sia fondamentale e necessario, quindi ben vengano libri così: divulgativi. Anche se dopo I monologhi della vagina, dovremmo già essere abituati ad "amare i peli".*
"Questa totale disfatta, questa completa incapacità di tenere a bada i miei peli, era ben più di una sconfitta pratica che mi condannava a indossare i pantaloni lunghi e a restare giorni lontana dalla spiaggia: era la sconfitta palese della mia femminilità."
Per concludere accolgo con grande interesse il romanzo biografico di Caroline Bernard su de Beauvoir, Il fiore di Parigi, che sto leggendo proprio in questi giorni ed e’ appena uscito nelle librerie. Ci sarebbe molto da dire soprattutto sulla coppia De Beauvoir e Sartre, ma vi lascio con un quesito, che rimanda alla sottostante citazione di Sartre: l’essere e il nulla, o viceversa?
"L’oscenità del sesso femminile è quella di ogni cosa spalancata: è un richiamo di essere, come d’altra parte tutti i buchi; in-sé la donna richiama una carne estranea che la trasformi in pienezza di essere, per penetrazione e diluizione. E inversamente la donna sente la sua condizione come un «richiamo», proprio perché è «bucata»."
* Come mi hanno insegnato le mie care compagne e compagni del gruppo di teatro che appunto abbiamo chiamato "Non puoi amare la vagina se non ami i peli", a cui dedico questo articolo con tanto affetto.
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