Parliamo di stile e moda vintage con un tocco rock: Intervista a Francesa Pinardi, fondatrice di Rock Rose
Oggi voglio presentarvi Francesca, fondatrice di Rock Rose, un marchio di abbigliamento femminile alternativo basato sul design e l’inclusività. Questo brand mi ha subito conquistata e non c’è da stupirsi perché Francesca oltre ad aver lavorato a lungo nella moda, amare il vintage ed essere una graphic designer è pure un’illustratrice… infatti la mia prima domanda da amante dei libri e in particolare degli illustrati è stata proprio se ne ha illustrato uno, ma procediamo con ordine.
1 .Francesca, potresti raccontarci qualcosa di te e presentarci il tuo progetto RockRose ?
Mi sono sempre occupata di design e il mio più grande sogno era quello di progettare e disegnare io stessa i miei abiti. Cosa che ho fatto, con la creazione del brand Rock’N’Roll Emporium, durante tutto il tempo del lockdown e anche oltre; è stato molto impegnativo, ma i primi capi a mio marchio sono stati prodotti e con grande soddisfazione hanno avuto molto successo.
Nel corso dell’attività ho preso la decisione, anche legata alla mia vita personale, di ricominciare da zero, portando i miei design e creazioni su Rock Rose, il mio nuovo marchio. Mi hanno sempre contattato tante donne o ragazze e ho avuto modo di conoscere tante realtà diverse, la maggior parte delle quali ho visto nascere e crescere proprio sul web, ambito in cui lavoro. Per questo ho pensato che potesse essere interessante fare rete tra donne con progetti lavorativi e di vita interessanti, in modo da dare valore ai contenuti e farci conoscere al reciproco pubblico. Credo infatti che la cooperazione valga molto soprattutto online.
Per quanto riguarda il genere di abbigliamento che propongo, si tratta di fantasie che disegno io personalmente e di modelli ispirati al vintage. Per creare tutta la filiera di produzione sono coinvolte davvero tante persone, che lavorano con passione e con cui finalmente mi sento di poter fare squadra.
2. Penso che innanzitutto ognuna di noi dovrebbe vestirsi per piacere a se stessa prima che agli altri e in una società che ci vuole tutti omologati anche soltanto il modo in cui ci vestiamo è uno spazio che ci prendiamo verso l’affermazione della nostra identità. Questo concetto è molto importante per te, come lo declini nelle tue creazioni?
Come tutte, anch’io quando apro l’armadio e non so cosa mettere, ovviamente. Nonostante abbia un’infinità di abiti! Allora penso a come mi sento e quale delle fantasie che ho disegnato rispecchia in modo migliore l’umore del momento e così mi vesto… mi piacerebbe che fosse così anche per le mie clienti, e dalle loro recensioni e messaggi effettivamente me lo confermano: seguirò quindi la linea delle fantasie spiritose dedicate agli animali, agli hobbies e sempre con quel tocco vintage che contraddistingue le mie linee di abbigliamento, oppure lo stile goth spooky e dark e rockabilly. Se ti senti più spiritosa, misteriosa, sia se una mattina ti svegli con la luna storta sia se sei in vena di farti notare, troverai un abito che farà al caso tuo.
Quella dello stile vintage è inoltre, una nicchia di abbigliamento che parte dall’Inghilterra in cui è molto diffusa, ho abitato a Londra e posso confermare che la gente si veste più colorata, più spensierata e senza badare all’etichetta. Adoro questo modo di vestire, che ovviamente in Italia è proprio agli albori, qui abbiamo un background diverso ed è giusto così, ogni paese ha il suo stile, ma vedo che anche tante donne che non avevano mai vestito in maniera diversa, rimangono entusiaste dal provare a mettersi qualcosa che anziché nasconderle le valorizzi e faccia notare! Io in primis sono una persona introversa e nonostante questo comunicare attraverso l’abbigliamento mi piace, mi diverte e mi fa sentire bene e questo spero che accada anche alle mie clienti: è il mio obiettivo.
3. Da mamma di tre bimbi piccoli, mi ha molto colpita l’attenzione all’inclusività intesa proprio come pensiero alla cliente finale e alle sue esigenze specifiche che prevede la creazione di abiti di facile utilizzo. Da cosa hai preso ispirazione?
L’ispirazione la prendo da me stessa quando scelgo cosa mettere o quando faccio finta di non vedere la pila di panni da stirare! Ebbene sì, mi piace viaggiare e comunque anche a casa ho poco tempo, lavoro molto e trovare un’abito che non necessiti di essere stirato, ad esempio, lo fa entrare automaticamente nella mia top ten dei vestiti preferiti… e così ho riflettuto anche su quali potessero essere le esigenze di noi donne, e ce ne sono tante e nessun abito potrà mai soddisfarle tutte contemporaneamente ma ogni linea avrà caratteristiche diverse e pensate dal punto di vista del cliente.
Allo stesso modo ognuna di noi ha un fisico diverso e problematiche che solo noi vediamo, ma che comunque è importante assecondare per poterci sentire a nostro agio, certo dovremmo sentirci bene sempre con noi stesse, ma la realtà è che c’è sempre quella pancetta troppo segnata, quel braccio troppo in vista, quella coscia troppo fasciata, che ci urtano, ed è normale sia così.
Certo non ci sarà mai l’abito perfetto per tutte, ma ogni abito avrà più caratteristiche possibile in modo da andare incontro a varie esigenze: ad esempio la prima collezione di abiti di Rock Rose, non ha bisogno di essere stirata, è molto elasticizzata, e lo scollo è pensato per essere adatto a tutte le taglie di seno, oltre ad essere molto comodo per l’allattamento. Tutto l’abito non ha né cerniere né bottoni ed è un tipo di modello che veste bene tutte le tipologie di fisico e modella le forme senza mortificarle creando l’effetto del tanto amato fisico “a clessidra”, avendo la gonna ampia e la fascia in vita.
4. Come si inserisce nel contesto del tuo progetto di abbigliamento il tema del supporto tra donne per sensibilizzare al tema della violenza fisica e psicologica sulla donna?
Fare rete tra donne è quello che posso fare e proporre per creare una community online, un circolo virtuoso insomma, ma oltre a questo perché non inserire anche il tema della consapevolezza riguardo la violenza di genere?
Questo nasce perché io stessa mi sono trovata dentro una relazione tossica senza nemmeno rendermene conto, e mi sono chiesta, perché? Come è potuto succedere? E la risposta è: perché non c’è cultura, informazione e consapevolezza riguardo questo tema.
Per quanto mi riguarda ad esempio, ho iniziato a rendermi conto della situazione in cui mi trovavo grazie a ragazze che raccontavano storie di questo tipo, su youtube. Incredibile ma è proprio così.
In un futuro perfetto un giorno si insegnerà ai bambini e alle bambine direttamente nelle scuole la parità di genere e a riconoscere una relazione tossica (che può essere lavorativa, familiare, di amicizia e non per forza sempre coniugale) ma al momento mi rendo conto che molte persone, soprattutto donne ritengono normali situazioni che non lo sono affatto, e pensare che anche solo una di queste possa trarre beneficio dal trattare questi temi mi rende già felice.
5. Infine la mia ultima domanda, hai illustrato qualche libro o è nei tuoi progetti futuri?
Non ho mai illustrato un libro, mi sono occupata negli anni passati di fotografia, marketing, ma mai di libri, ma è un mondo che mi affascina e mi piacerebbe provare! E pensare che sono cresciuta senza videocassette ma a libri illustrati e con quei libri illustrati muniti di audiocassetta tipici degli anni ’90! Sì lo so è molto strano ma non sento affatto di essere carente in qualcosa, anzi ne vado molto fiera!
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