Un confronto su tre libri scritti da donne che trattano il tema complesso di amore e malattia. Da leggere al tramonto...
Si può amare quando si è malati o quando si ha subito una grave perdita? Oppure il mondo che abbiamo si riduce al nostro dolore e gli altri assumono un ruolo di contorno spesso indesiderato, nonostante le buone intenzioni?
Ci sono certo le ancore di salvataggio, persone che sanno come prenderci che a volte non sono neppure reali, stampelle mentali.
Il libro della Atwood,
Lesioni personali, l’ho iniziato mesi fa, lasciato poi ripreso, infine ho ingranato e l’ho letto tutto. Con fatica. Anche le spiagge caraibiche delle Barbados dal punto di vista di Rennie - sopravvissuta al cancro al seno - sono punteggiate da grumi di petrolio, i pesci sono limacciosi, il blu del mare ingannevole.
"Pensa alle cellule, che frusciano, si dividono nell’oscurità, si sostituiscono a vicenda, una alla volta; e alle alte cellule, quelle cattive che forse ci sono o forse no, e lavorano con furiosa energia, in fermento. Apparirebbero di un arancione acceso sotto un certo tipo di luce, di un blu violento sotto un altro tipo, come l’impronta in negativo del sole quando chiudi gli occhi. Colori bellissimi."
Però sono contenta di essere andata avanti perché poi diventa un altro libro in cui i corpi sono precari a prescindere dalla malattia. Il corpo e’ precario, così come la nostra vita. Nessuno immune.
Leggendo Le distrazioni, e’ una delle poche volte che in un romanzo scritto da una donna ho davvero apprezzato la figura maschile, che penso l’autrice Federica de Paolis abbia indagato con molta profondità. Ci presenta Paolo, un uomo distrutto, dall’educazione che ha ricevuto, dal lavoro corrotto, dalla scelta della corruzione per affrontare i debiti. Debiti dovuti alle spese da affrontare per la fecondazione assistita. Un uomo che, sull’orlo di una vita che gli sta sfuggendo di mano, c’è. Si fa carico. Tutto questo accanimento per avere un figlio, che poi non si riesce ad accettare. Troppa frustrazione, troppo rancore. E’ un tema già visto, ma non dal punto di vista maschile. In secondo piano Viola, distrutta anche lei, ma da se stessa, dal ruolo che ha deciso di assumere innanzitutto nei confronti di Paolo. Contro Paolo: madre contro padre.
"I figli, pensava, pagano il prezzo della vita dei genitori. Bisognava essere immensamente adulti per averne: strutturati, forti. Radicati al suolo, sgombri di narcisismo. Non aveva mai immaginato che il pensiero di un bambino potesse sposarsi con il desiderio, non aveva calcolato la presa dell'innamoramento, l'istinto di fondersi con l'altro. L'imperativo del tempo. Il richiamo alla vita."
Il cuore di tutto, e’ scritto magistralmente, con un accavallarsi di epoche diverse e intrecci di storie, come solo Sara Rattaro sa fare. Sullo sfondo il crollo tragico del ponte Morandi, il senso di colpa di chi resta, la forza del perdono che è il segreto dell’amore.
"Mi avvicino al mio posto e guardandomi intorno non riesco a non pensare che ogni storia non è altro che uno dei mille fili che compongono un tessuto, il cui pregio dipenderà solo dal suo intreccio con tutti gli altri fili che incontrerà nella trama."
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