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Le notti senza sonno, recensione di un noir labirintico nel cuore di Milano



"Ogni grande città ha una doppia anima. Quella scintillante, produttiva e placida del giorno e quella oscura, parassitaria e spietata della notte. Solo sovrapponendo il pascolo del gregge e il territorio dei lupi si compone la vera mappa di una metropoli. Milano non fa eccezione, l’esercito invisibile che tutte le notti invade il centro e le periferie ha mille volti e altrettanti nomi. La maggior parte dei cittadini preferisce pensare che nella città perfetta tutto vada bene e che il rischio di cadere in un’imboscata non la riguardi."

Una Milano che di giorno è in un modo e di notte in un altro. Stratificazioni di ceti, etiche, mestieri, realtà, quartieri, luci e climi, dal San Raffaele a San Siro e poi a cerchi concentrici, proprio così come è Milano.

Apparentemente un’insalata, ma nella quale l’autore si districa benissimo con uno sguardo al contempo di chi viene da fuori, Savona, ma si sente dentro una Milano che mostra di amare e in qualche modo di voler curare, recuperandone i lati migliori. Questi derivano senz’altro dai protagonisti di una squadra di addetti all’ordine che la conoscono benissimo questa Milano e sanno come prenderla, aiutandosi a vicenda e cercando chi può aiutarli anche da fuori. Una squadra che ne ricorda altre, diverse, che conosciamo da tanti gialli dal Maigret di Simenon, al Jean-Baptiste Adamsberg della Vargas, ai tanti medici legali dissacranti e smaliziati. Rimandi zeppi di ciitazioni che non danno per nulla fastidio e sono ben amalgamate dando per risultato qualcosa di davvero nuovo, ma umano e credibile.

Importanti quelli che lavorano a Città Studi, nella palazzina ben descritta dall’autore con l’epigrafe RES MEDICA SUB SPECIE JURIS. Devono fare il lavoro nella carne viva e capire cosa è successo davvero tra colpi inferti da mani violente, ferite da arma da fuoco e da taglio.

"Respira a bocca aperta, ma è come se avesse un pugnale conficcato nel petto. Il dolore lo spezza in due, stramazza senza forze contro lo schienale della poltroncina." (va detto che si tratta di una bergère di inizio Ottocento….) 

"L’affilata lama d’acciaio cattura un riflesso del neon mentre scende verso di lei."

Le donne sono belle e tutte valide, come lo sono al giorno d’oggi per lo più. Donne che gli uomini sanno amare come compagne, ma anche come amiche e soprattutto che le sanno difendere da uomini che invece non le sanno amare, magari aiutati da altre donne e così riescono a mettere in fuga esseri deprecabili e vigliacchi.  

"...da un giorno all’altro, se n’è andato da Milano e dalla mia vita. Si è licenziato dal suo bel lavoro….Mi ha mandato una lettera in cui mi chiede di perdonarlo per tutto il male che ha fatto a me e alla mia famiglia…"

Magari fosse così, spesso. 

Poi c’è la frecciata alla signora elegante che va in bicicletta, contromano e con il telefono in mano, criticabile certo, ma è giusto darle quell’aria snob come fa l’autore? Non è che è perché sulle donne finisce di tutto e tutto devono fare, riducendo i tempi di trasporto (ecco perché la bicicletta) e utilizzandoli per il lavoro (ecco perché il telefono)?

Questa però è un’immagine che resta comunque vera, come lo sono altre che descrivono comportamenti e a atteggiamenti che prendono davvero, al di là della storia. Un noir concentrato nell’ultima settimana del mese più corto dell’anno, fitto di trame complesse che si seguono bene e non necessariamente, come accade quasi sempre, devono per forza convergere. Un bel labirinto dunque che si svela passo passo e lascia spazio al lettore di trovarsi soluzioni da confrontare con la svolta finale, che c’è. 





di Giovanna Bagnasco


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