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Lasciami entrare, recensione al thriller nordico di Lindqvist




Nessun pericolo di anticipare l’inaspettato della trama. Copertina e quarta di copertina annunciano bene l’argomento: horror vampiresco. Questo anche se la serie dei tascabili Marsilio si intitola “giallosvezia”. A chi non piacesse il genere tuttavia, la sorpresa c’è perché la dinamica fra i due protagonisti nasconde piani di lettura inattesi, che possono affiorare anche tempo dopo la lettura…È a questi che è interessante volgersi per una riflessione sui vampiri attorno a noi, quelli bulli, quelli con una violenza dentro che può risucchiare tutto all’intorno, levare dignità e energie soprattutto quando rivolta ai più deboli, quelli che non sanno proprio come difendersi perché di per sé portatori di deficienze fisiche da cui devono difendersi.


Queste sono le forme di vampirismo che subisce il protagonista non-vampiro. E il vampiro? A sua volta vampirizzato dal suo stesso essere vampiro deve difendersi da se stesso.


C’è da domandarsi come John Ajvide Lindqvist abbia potuto immedesimarsi tanto nello stato mentale e fisico di un ragazzino, bloccato nella sua crescita mentale, fisica e sessuale all’alba della sua vita adulta prima di essere trasformato in un vampiro appena adolescente, Eli.

Eli, in balia delle sue esigenze dettate da un istinto di conservazione violento e ancorato alla sua giovane età.


Da anni ormai si pone questa domanda.

“Perché non posso vivere?”

“Perché dovresti essere morto.”

Una sola volta dopo essere stato contagiato, Eli incontrò un altro portatore dell’infezione. Una donna adulta. Cinica e falsa come l’uomo con la parrucca. Da lei Eli ebbe la risposta a una domanda che lo assillava da tempo.

“Siamo in tanti?”

La donna aveva scosso il capo e aveva detto con un’espressione teatralmente triste: “No. Siamo pochi, così pochi.”

“Perché?”

“Perché? Perché, ovviamente, la stragrande maggioranza di noi si toglie la vita. Devi capirlo. Sì, è un enooorme fardello.” 


Si segue Eli con trepidazione nei suoi momenti dilanianti e nella sua capacità di dominarsi di fronte all’intesa profonda che si è miracolosamente sprigionata come un dono fra lui e il suo coetaneo co-protagonista non-vampiro.

Un’intesa così forte da poter trovare difficilmente posto in uno dei campi emotivi per noi più a portata di mano. Amore? Amicizia? Attrazione reciproca? Per questo è forse meglio restare nel vago e lasciare al lettore dove sia meglio collocarsi per leggere e seguire e la trama.

Non secondari sono in questa storia i personaggi minori che aprono insospettate varianti di percorsi possibili nella decisione e nell’arbitrio di ognuno.


Era finita. Adesso voleva farla finita. Adesso, voleva consapevolmente lasciar andare quella stessa funzione che aveva trattenuto per tutta la mattina. Ma non ci riuscì. Invece, provò quella sensazione di cui aveva sentito parlare; vide la propria vita scorrere rapidamente come un film. 


Per chi non avesse mai visto una saga televisiva o letto libri simili, questo libro è utile anche per farsi travolgere da una storia truce, di sangue sano e di sangue malato.


Qualche secondo dopo, gli occhi della donna cambiarono, si irrigidirono. Non poteva più vedere. Eli le abbassò le palpebre. Gli occhi si riaprirono. Eli prese il plaid dal pavimento, glielo mise sul volto e si mise a sedere sul divano.

Il sangue poteva andare bene anche se aveva un cattivo sapore, ma la morfina…




di Giovanna Bagnasco

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