La storia della Sirenetta è un classico che conosciamo ormai tutte e tutti. Per quanto la versione Disney, come nel caso di tante altre fiabe, sia quella dominante nell’immaginario collettivo, è generalmente noto che nel testo originale di Andersen il finale sia completamente diverso da quello proposto nell’animazione. Da una parte il tanto agognato matrimonio della sirenetta diventata ormai donna con il principe, dall’altra la sua metamorfosi in schiuma.
“Con lo sguardo vitreo e quasi spento, guardò il principe un’ultima volta prima di gettarsi dalla nave e precipitare tra le onde, e li sentì il proprio corpo dissolversi in schiuma.”
Anzi in realtà la schiuma, sotto i caldi raggi del sole evapora, e la sirenetta diviene una delle “figlie dell’aria”, con la possibilità di diventare un’anima immortale grazie alle sue buone azioni.
Questa nuova edizione Rizzoli ha innanzitutto il pregio di essere splendidamente illustrata da Benjamin Lacombe e inoltre presenta due saggi inediti di Jean-Baptiste Coursaud, noto traduttore e studioso che fa riferimento anche a Foucault nella sua analisi, confrontandosi direttamente con i manoscritti originali di Andersen.
Emerge quindi un terzo, inedito, nuovo finale, cancellato di suo pugno dall’autore stesso, nel quale la sirenetta sarebbe finalmente riuscita a vivere il suo amore impossibile. In che modo? Solo nell’aldilà, rinunciando al proprio corpo e quindi sia ai piedi sia alla coda.
“Sarò nell'altro mondo ricongiunta con il principe e lui, al quale ho dato tutto il mio amore.
Volerò nelle case dei ricchi e dei poveri, fluttuerò invisibile nelle stanze in cui sono seduti i bambini, e i bambini buoni che incontrerò ridurranno la durata della mia prova.”
In entrambi i finali, in ogni caso, il corpo è per Andersen un impedimento, quasi una tomba o una prigione dell’anima, come teorizzato già nella filosofia greca antica e poi nel cristianesimo, permeando la nostra cultura occidentale con l’idea che il corpo sia legato al peccato.
Sin dall’inizio la giovane sirenetta quindicenne non accetta il proprio corpo, non accetta la coda che non le permette di vivere nel mondo degli umani che tanto la affascina e l’attrae. Il principe diviene il suo scopo, la sua via di fuga, la speranza in una vita soddisfacente per la quale è disposta a rinunciare a tutto, persino alla sua voce. Lui però deve ricambiare il suo amore, acettarla, solo così potrà vivere tra gli umani. Essere accettata dalla loro comunità.
“Per poter essere amata dal principe e diventare umana, la sirenetta deve mutilarsi della coda, trasformarsi e perdere la voce, ossia la propria identità.”
Come mette in luce l’autore stesso in una breve prefazione espressamente destinata “ai lettori più maturi”, il suo racconto può essere compreso nel suo significato più profondo solo dal lettore adulto, presentando quindi diversi livelli di lettura.
Solo negli ultimi anni viene accettata dagli interpreti l’evidenza che la sirenetta non sia altro che l’autore, il quale appunto era innamorato di Edvard Collin, amico o fratellastro il quale proprio negli anni della stesura della sirenetta si sposerà con Henriette Thyberg. A lungo gli interpreti hanno negato l’omosessualità di Andersen, cercando appunto di vedere nel rapporto tra la sirenetta e il principe il presunto amore dell’autore per Luise Collins, sorella di Edvard.
“Nelle lettere d'amore che Andersen indirizza al giovane Edvard Collin, riportate in fondo al volume, si delinea la matrice metaforica di questa storia d'amore vietata, di corpi costretti, di trasformazione e ambiguità di genere.”
Nella presente edizione, vi sono alla fine tutte le lettere scritte da Andersen sia a Luise sia a Edvard, che confermano il fatto che inizialmente l’autore provasse attrazione anche per Luise, in un accezione fluida della sessualità. Tuttavia prevarrà l’amore per Edvard, non corrisposto sin dall’inizio che porterà Andersen a cambiare il finale del suo racconto.
Alla possibilità di un ricongiungimento con il principe, anche solo nell’aldilà, “Andersen ci ha in ogni caso fatto una croce sopra, in senso stretto e figurato. Ha messo una croce sopra, implicitamente o inconsciamente, al suo amore per Edvard che non lo ha ricambiato, come manifesta nella sua lettera del 4 agosto 1836, periodo in cui si ritiene stesse scrivendo La sirenetta: «Siete colui che amo in assoluto di più. Vedo interamente il mio futuro, con tutte le sue mancanze; sarò solo, e devo esserlo».
Al di là dell'immensa tristezza di questa frase che gli (e ci!) stringe il cuore, in pratica Andersen rinuncia definitivamente all’amore…
E amare non è forse vivere ?
Commenti
Posta un commento