Deserto d'asfalto Condividi
di S. A. Cosby (Autore) Nicola Manuppelli (Traduttore)
Nutrimenti, 2021
Abbiamo potuto leggere questo thriller grazie alla box 12 di romanzi.it dedicata alla casa editrice Nutrimenti...
Trovate qui l'intervista a Nicola Piccoli, Responsabile della comunicazione di questa bella realtà editoriale!
Per nulla politically correct questo thriller. Si parla di neri e negritudine con estrema disinvoltura, ma l’autore lo può fare, basta dare un’occhiata al risvolto con la foto di copertina. Cosby tiene le fila di tensioni in più direzioni. C’è il demone della guida (lo si capisce fin dalla dedica iniziale al padre) e l’abilità nel dominarlo, c’è il rapporto col padre, c’è quello con la madre, l’amore in un matrimonio che funziona, la famiglia che aiuta fino al grado di zii e cugini (che ci rimettono pure la pelle), la passione per il proprio lavoro di meccanico esperto. Forse però quello che tiene le fila di tutto è lo svantaggio di essere neri e sempre in debito verso una società di bianchi. È qui che si trovano i criminali che non lasciano scampo, che preparano il ricatto dall’alto della superiorità di razza e la trappola dalla quale non si esce.
Si entra così in una navigazione di normale e ineluttabile criminalità in cui l’eroe si muove con intelligenza cercando il più possibile di rimanere nel perimetro criminale, quasi che al suo interno la deviazione possa viversi come lecita.
Ma ci sono i figli, sui quali la dimensione del crimine non può proiettarsi come fosse un fatto normale. Figli che amano e trovano a modo loro i mezzi per uscirne e uscirne tutti insieme, senza però essere capaci di farsi prima il film delle conseguenze. È nelle parole del figlio al padre che si palesa l’angoscia e si intravvede l’alba della ribellione a una consuetudine che non accetta come ineluttabile.
"-Volevo solo che la mamma smettesse di piangere”, esclamò Javon.
-Cosa?
-Tu non lo sai perché non ci sei. Non piange davanti a te. Ma quando non sei a casa, quando ci mette a letto, piange. A zia Jean al telefono diceva che ogni volta che te ne vai ha paura che la prossima volta che ti vedrà sarà in una bara. Le dice sempre che non vuole che tu faccia cose che ti mettano nei guai. Adesso stava piangendo. Lacrime e parole scorrevano insieme con la stessa intensità."
È decisamente un thriller anche se non vi è nulla di nascosto. Si sa subito chi sono i criminali e si sa subito da chi e da cosa è necessario difendersi. La sorpresa, almeno per me, è sembrata essere nelle varie forme che l‘esercizio dell’intelligenza assume così come quelle della pazienza e del modo in cui il protagonista persegue sicuro l’obiettivo al quale tende. Quello a cui di solito il genere umano aspira, ovvero interagire con la realtà e trarne possibilmente soddisfazione.
di Giovanna Bagnasco
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