“Davanti all'espressione imbronciata del mare, la gente dell'isola era solita scuotere il capo.
Shõganainaa, dicevano i vecchi, «Non c'è niente da fare!».
Shõganainaa, facevano loro eco i bambini, ancora senza capire. Rimaneva tuttavia la certezza che tutto quanto venisse dal mare fosse materia di contrattazione con le divinità che gestivano il tempo e le onde, onde che, durante la stagione invernale, si alzavano in cavalloni che raggiungevano vette. La storia diceva di sedici metri anche. Ma l'isola sapeva aspettare.”
Il mare in tempesta, l’attesa dell’arrivo degli approvvigionamenti nei tre giorni prima del capodanno, in cui in Giappone ci si da un gran da fare per sistemare ogni cosa e preparasi al meglio all’anno che verrà. Questo vale anche sull’isola più piccola dell'arcipelago di Izu, anche e soprattutto per Sohara Mamoru, il tuttofare della comunità. Sin da quando è un bambino sa che “tutto si guasta, si incrina, invecchia, si rompe” e la cosa migliore da fare è aggiustare quello che si può.
108 Rintocchi è una favola delicata che insegna a rimettere in sesto prima di tutto se stessi, attraverso la cura degli oggetti che appartengono sempre a qualcuno e per questo sono importanti e hanno un significato.
Il nuovo anno in Giappone è accompagnato dai 108 rintocchi delle campane dei templi. Sono le 108 passioni umane da cui liberarsi per raggiungere il Nirvāna, secondo la religione buddhista: 107 rintocchi prima della mezzanotte, uno subito dopo.
Sentite lo scampanellio? Attraverso la penna di Yoshimura Keiko e la traduzione di Laura Imai Messina, che ha fortemente voluto la pubblicazione di questo libro, mi è sembrate di sentirle in lontananza, decise a invitarmi a liberarmi di qualche zavorra. Tic Tac.
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