“Lasciami andare” di Claudia Facchinetti racconta cos'è successo al POD di orche arrivate al porto ligure inventando la storia di una quattordicenne che insieme a questi splendidi animali dovrà trovare la propria strada.…
1. Ciao Claudia, raccontaci qualcosa di te e e del tuo lavoro.
Fin da bambina avevo tre passioni: gli animali, scrivere e disegnare. Ho scelto la prima e mi sono laureata in Scienze Naturali ma ho subito capito che non era la mia strada. Non sempre quello che amiamo è quelli che ci riesce meglio. Così sono tornata alla mia seconda passione, scrivere, e ho scoperto che potevo usarla per parlare di animali, natura e scienza. Sono diventata giornalista e scrivo libri “bestiali” con l’obiettivo di avvicinare i lettori al mondo naturale, appassionarli e spingerli a mettere in atto comportamenti più sostenibili. Ogni tanto poi tiro fuori matite, pennelli e colori e ovviamente disegno e dipingo animali!
2. Come è nata la teoria di “Lasciamo andare”?
Ho seguito la vicenda delle orche di Genova da vicino, con trepidazione e apprensione come molti che hanno provato empatia per questi animali. Da subito ho capito che poteva essere di ispirazione per tanti ragazzi e non solo e ho deciso di scriverla intrecciandola a una storia di formazione. Questo libro non voleva infatti essere rivolto solo a chi già ama e legge la scienza ma anche a chi semplicemente ama le storie ricche di emozioni.
3. Che rapporto hai con il mare e le su creature?
Ne sono sempre stata stregata e le orche e i cetacei sono in assoluto i miei animali preferiti, così intelligenti e ancora misteriosi. Incontrarli nel loro ambiente è un’emozione incredibile. Ricordo ancora la magia del mio incontro in Canada con le orche.
4. Quanto tempo ci hai messo a scrivere il libro?
Lo avevo iniziato e poi accantonato per iniziare un altro libro ma il richiamo del mare è stato più forte e sono tornata lì. A quel punto ci ho messo non più di un paio di mesi.
5. Cosa ti ha colpito delle orche? e in particolare della storia realmente accaduta alla famiglia di orche che arrivo’ a Genova nel 2019?
Mi ha colpito soprattutto il legame tra gli individui. Il fatto che malgrado la morte del piccolo la mamma non lo lasciasse andare e che gli altri membri del pod (famiglia) restassero al suo fianco aspettando che fosse pronta a dirgli addio.
6. Chi ha ispirato il personaggio di Alaska?
Mi rendo conto che i protagonisti dei miei libri sono spesso ragazzi in difficoltà, arrabbiati con la vita per aver dovuto subire ingiustizie e decisioni di altri. In fondo ero anche io così e all’età di Alaska da un lato sognavo di diventare biologa marina e dall’altro lottavo per sentirmi accettata dagli altri. Ho subito alcuni grossi lutti da ragazza e ricordo che la cosa più difficile é stata proprio accettare la situazione, attraversare il dolore, guardarlo in faccia. Ma imparerà anche Alaska è fondamentale per superare davvero un ostacolo e andare avanti per la propria strada.
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