Cara Maria Grazia, ho il piacere di intervistarti di nuovo sul mio blog, dopo l’uscita del tuo “La bambina che aveva parole”, questa volta sul premio “Narrating Equality” da te ideato.
1. Puoi raccontarci qualcosa di più del premio, come è nata l’idea?
L’idea del premio è nata dalla sottoscritta nel 2011 circa. Poiché mi occupavo di promozione alla lettura per la Casa editrice Piemme, attraverso corsi di aggiornamento per insegnanti, il mondo della letteratura per l’infanzia era qualcosa di familiare per me. Tuttavia al tempo pochissimi testi, almeno in Italia, accoglievano un chiaro messaggio di contrasto agli stereotipi di genere soprattutto per la fascia dei piccoli (3-8 anni). Il Premio sin dall’inizio ha avuto questo chiaro obiettivo: selezionare e pubblicare storie libere da stereotipi di genere per poi farle diventare strumenti da utilizzare in contesti scolastici, attraverso laboratori tematici. Sino al 2017 il premio si è chiamato Narrare la parità, ma dalla quinta edizione ha adottato la lingua inglese in quanto a tutti gli effetti è diventato internazionale. Oggi il Premio si chiama Narrating Equality e accetta storie inedite in lingua italiana, inglese e spagnola, pubblicando il testo premiato in lingua italiana, inglese e spagnola. Partner del Premio dal 2018 è la casa editrice internazionale NubeOcho Ediciones con sede a Madrid. Ma l’aspetto più interessante è che questa casa editrice può vantare una distribuzione veramente significativa: Spagna, Italia, Canada, Stati Uniti e tutti i paesi latino americani di lingua spagnola.
2. Adesso siamo già alla VIII edizione, quali sono state le tappe salienti e per te più significative?
Sicuramente le tappe più significative del premio sono state la premiazione a Milano EXPO nel 2015, le due premiazioni a Strasburgo (2016 e 2017) e poi sicuramente la quinta edizione (2019) che ha visto nascere un nuovo partenariato con la Casa internazionale di letteratura per l’infanzia Nube Ocho. Questo partenariato ha permesso al Premio di fare un salto enorme come diffusione, in quanto a tutti gli effetti si è trasformato in un Premio internazionale.
Oltre a ciò quella edizione (la V) e il testo premiato (Turchina la strega di Mariasole Brusa e Marta Sevilla) ha ottenuto dei prestigiosi riconoscimenti internazionali (White Revens 2020) dalla Biblioteca internazionale della gioventù di Monaco di Baviera, (Chicago Library) e Bank street of education di New York) che si sono ripetuti per altri testi risultati vincitori di altre edizioni.
3. Cosa vuol dire oggi, educare alla parità di genere, pensi sia ancora necessario? Su cosa è importante lavorare in qualità di figure adulte di riferimento?
Educare alla parità di genere oggi più che mai è necessario e indispensabile se vogliamo che i nostri bambini e le nostre bambine acquisiscano una mentalità e dunque una cultura positiva, libera da condizionamenti e/o discriminazioni legate all’appartenenza di genere, inclusiva e rispettosa dell’identità.
Ricordiamo che alla base di comportamenti aggressivi e/o discriminatori in età adolescenziale o adulta verso il genere femminile che purtroppo favoriscono azioni violente contro le donne, troviamo spesso un certo tipo di cultura maschilista che inizia a svilupparsi e a consolidarsi dai 4/5 anni.
Le figure adulte di riferimento (genitori ma anche insegnanti) spesso non conoscono nemmeno l’esistenza di strumenti adeguati (come alcuni albi illustrati) con i quali affrontare l’argomento o anche dell’esistenza di attività laboratoriali che intendono sin dalla più tenera età estirpare stereotipi interiorizzati sin dall’infanzia, nati e cresciuti all’interno del nucleo familiare. Dunque i primi soggetti a orientare verso un’educazione positiva sono i papà e le mamme.
4. Come consigli di affrontare alcune tematiche come la discriminazione di genere a genitori o insegnanti?
Sicuramente dipende dall’età a cui ci si rivolge. Se si tratta di bambini e bambine sino ai 8/10 anni, l’approccio narrativo, cioè l’utilizzo di storie ad hoc mi sembra molto efficace. Dando per scontato che si conoscano quei testi.
Passando ad età più avanzate (dalla prima adolescenza in poi, è possibile utilizzare anche dati, statistiche relative allo squilibrio esistente non solo in Italia ma in quasi tutti i paesi rispetto ad indicatori significativi (donne occupate, donne che rivestono ruoli di responsabilità, gap stipendiali, dati relativi ai femminicidi, alle denunce per violenza, ecc. ).
Rispetto a questi dati oggettivi può essere favorita la spiegazione esauriente delle situazioni squilibrate, favorendo il confronto, la discussione tra pari. In questo ultimo periodo, in cui si sono registrati
episodi estremi di violenza sulle donne, sto sperimentando un percorso di avvicinamento alla sfera emozionale sia per bambini/e che per ragazzi/e. Sicuramente conoscere le proprie emozioni e saperle gestire è una buona pratica per favorire relazioni più equlibrate e positive non solo tra i generi ma anche in senso generale.
5. Quali sono i prossimi progetti o sviluppi di “narrare la parità”?
Intanto da alcuni mesi (ottobre 2023) è iniziato il Grand Tour del premio attraverso la sua presentazione presso alcune mete significative nelle più grandi città italiane: Firenze, Roma, Milano, Bologna, Torino, Genova, ma anche in centri più piccoli ma non meno interessanti: Prato, Livorno, Pistoia, Lucca, ecc.
Per quanto riguarda la nuova edizione (la nona) che lanceremo nel giugno 2024, esiste un progetto ambizioso in fieri che potrebbe far nascere uno scambio di buone pratiche tra il Premio Narrating Equality nato in Italia, con enti e iniziative similari nello stato del Canada. A questo riguardo abbiamo contatti con l’ambasciata del Canada in Italia.
Ma di questo vi parleremo con sicurezza tra qualche mese…
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