L’ultimo romanzo della scrittrice e studiosa britannica Sarah Perry porta un titolo estremamente suggestivo ed evocativo, “Illuminazione”, una parola, un concetto, che, nel corso dei secoli, ha assunto valori religiosi, filosofici, metafisici: il mito della caverna di Platone, le riflessioni in chiave morale e religiosa di Sant’Agostino, il movimento filosofico e politico che ha plasmato il pensiero europeo settecentesco ecc. sono solo alcune delle mille declinazioni di una stessa fondamentale idea: la luce in quanto espressione di disvelamento della verità, di conoscenza di sé e del mondo. In questo senso, l’illuminazione, o, per usare un termine caro ai modernisti (non a caso Perry cita a più riprese Mrs Dalloway di Woolf), “l’epifania”, è anche un fugace momento di auto-consapevolezza che ci coglie nella nostra quotidianità, e, forse, ci permette di comprendere, anche solo per un attimo, un frammento della nostra esistenza. Sarah Perry, fine studiosa e narratrice raffinata, gioca perfettamente con tutti i simbolismi che il concetto riassume, offrendoci un romanzo che intrattiene, diverte e che non scade mai nel banale, nel retorico o nel superficiale. Difatti, Illuminazione tocca tanti temi cari a Perry: la religione, l’amore, la scienza, l’Essex, la luna. Sono soprattutto questi ultimi due elementi a rendere il romanzo particolarmente convincente. In effetti, lo spazio in cui il romanzo si ambienta, l’Essex in quanto realtà di provincia che si contrappone a Londra, la grande città, non fa da mero sfondo alle vicende dei personaggi, ma diventa parte integrante della narrazione, plasma le vite e le scelte degli individui che lo abitano. Il dualismo Essex-Londra in particolare è perfettamente esemplificato dal protagonista Thomas Hart, giornalista di mezza età dell’Essex Chronicle, educato e sfuggente, che la scrittrice ci presenta con garbo e con un umorismo tipicamente british che attraversa tutta l’opera. Thomas è omossessuale, ma, essendo parte di una intransigente comunità battista, può vivere liberamente la propria sessualità solo a Londra, nell’anonimato e nell’indifferenza che contraddistinguono le metropoli. Thomas vivrà un amore impossibile per James Bower, curatore di un museo, con cui condivide l’ossessione per la vita di una donna, l’astronoma Maria Vǎduva, scomparsa a fine 800 e il cui spirito sembra ancora vagare nella sua vecchia dimora, Lowlands House, nel cuore dell’Essex. Il fantasma diventa dunque personaggio a sua volta, la cui storia viene pian piano ricostruita, come in una sorta di detective story dalle sfumature sovrannaturali, e diviene specchio e interlocutore assente delle ansie e dei dubbi del nostro Thomas. Accanto a lui, emerge una figura femminile, la solitaria e infelice diciottenne Grace Macauley, figlia del pastore della chiesa di Bethesda, altro spazio importante dell’opera, luogo che può rivelarsi rassicurante e ostile al tempo stesso. La giovane conoscerà Nathan, un ragazzo del posto che la strapperà dalla sua solitudine. Nonostante la differenza di età, tra Thomas e Grace, entrambi e per motivi diversi membri della comunità ma, allo stesso tempo, sradicati dalla stessa, si instaura un legame sin dai primi momenti di vita della piccola:
“Ed eccola là, Grace
Macauley, coi capelli neri e brutta, con la peluria sulla punta delle orecchie.
Gli occhi di neonata, con la lucentezza che ha l’olio sul pelo dell’acqua,
vagavano privi di interesse tra le facce degli sconosciuti, poi atterrarono su
Thomas e lo guardarono, improvvisamente a fuoco: «Ah!» aveva detto -era un uomo
di trent’anni, a cui i bambini non piacevano né più né meno di qualsiasi altro
essere umano, che giudicava a seconda dei suoi meriti -«Ah!» aveva detto, e
poi: «Eccoti qua!» Lei esisteva. Prima non esisteva, e poi era arrivata,
evocata da quale che fosse la materia di cui era fatta la sua coscienza, ed era
riuscita a fare breccia in lui” (p. 29-30).
Le vite e le vicende dei due
continueranno a incrociarsi e intrecciarsi nel corso dei successivi venti anni:
Thomas sarà sempre più attratto dall’astronomia e dalle stelle, Grace si
trasferirà a Londra.
L’astronomia, come si intuisce a
partire dal polisemico titolo, è uno dei temi centrali nell’opera, di cui Perry
sfrutta tutte potenzialità simboliche ed evocative. Thomas si avvicina
all’astronomia e alle stelle “per necessità”, in quanto spinto dal suo direttore:
deve scriverne per il suo giornale in occasione del passaggio della cometa
Hale-Bopp. Le riflessioni di Thomas, in continua tensione tra scienza e fede e che
la Perry spesso inserisce sottoforma di stralci degli articoli scritti dallo
stesso Thomas, introducono un altro topos letterario che attraversa da sempre
l’arte, la letteratura, la cultura: la luce emanata dalle stelle, dalla luna che
avvolge l’essere umano e, allo stesso tempo, è espressione dell’indifferenza
dell’universo rispetto alle cose del mondo. Tuttavia, lo sguardo di Thomas -e
della Perry-, non è mai nichilista o pessimista, ma, piuttosto, è comprensivo e
“accogliente”. I personaggi di Perry -come tutti noi in fondo-, sono alla
continua ricerca di un senso, di legami significativi, pur nella consapevolezza
dell’esistenza di forze più grandi di noi e che sono fuori dal nostro
controllo.
“A
volte penso al mio corpo in movimento. Cosa mi fa muovere? Cosa fa muovere voi?
Immagino che saprei dirvi quale sole mi trascina lungo la mia orbita, ma devono
esserci altre forze all’opera, che io non riesco a distinguere. Mi consola
pensarci tutti in movimento, indifesi davanti alle forze del tempo e del
destino. Siamo proprio come la Terra, penso: «Di una piccolezza insignificante»
come disse una volta Keplero, «ma nati dalle stelle» (p. 59).
Illuminazione è un romanzo che vi resterà nel
cuore, per la grazia con cui Perry racconta i suoi personaggi, così sinceri e
umani, per le riflessioni che vi susciterà e, soprattutto, per la capacità
dell’autrice britannica di intrattenere, con una leggerezza che, come ci
ricorda Calvino, non è mai superficialità, ma che anzi permette di esplorare le
situazioni della vita con sguardo lucido, attento e profondo.
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