Gli
ultimi giorni di questo intenso mese di gennaio del 2025, ho avuto la fortuna
di incontrare l’autrice Marilù Oliva. È stato in occasione della presentazione del
suo nuovo libro: La Bibbia raccontata da Eva, Giuditta Maddalena e le altre,
organizzata dalla casa editrice Solferino. Da qui mi è venuta l’idea di
farle questa intervista.
Come
è nato questo libro?
Ho
ritrovato un manoscritto in una scatola in cantina, durante un trasloco. Era di
mio padre. Il manoscritto
ritrovato è stato per secoli un artificio letterario ricco di fascino che ha
avuto molta fortuna e che si ricollega al concetto dell'immaginario
pseudobiblion. Penso al “Don Chisciotte”, a “I promessi sposi”, a “Il nome
della rosa”. Ma nel mio caso il manoscritto era vero. Un dattiloscritto, per
l'esattezza. Ingiallito dal tempo, rinvenuto per caso nella cantina della casa
vecchia e custodito con cura. Che per me ha un valore inestimabile, perché è la
sua voce appassionata che parla, è la sua penna che si inserisce ogni tanto a
fare qualche correzione con quella calligrafia bellissima: tutto ciò mi ha
concesso l'illusione che lui mi stesse accanto in ogni pagina che ho scritto. Leggere
le sue pagine è stato come riaverlo accanto, dopo un’assenza durata da quando
avevo sei anni.
Di
cosa parlava il manoscritto?
Il
manoscritto era un’esegesi della Bibbia di circa seicento pagine, poderoso,
completo e dettagliato: dalla Genesi all’Apocalisse. Si trattava di un commento divulgativo, quasi
pop, che mi ha ricordato il suo metodo rigoroso e la passione che nutriva da
sempre per l’ebraico. Non sono credente, ma sono stata sempre attratta dai
testi sacri e dalle storie di creazione e fondazione. Non avevo mai trovato
un’esegesi così limpida e così chiara come quella di mio padre, anche se forse
sono di parte…
Quale
è il personaggio femminile della Bibbia a cui sei più legata e perché?
Sono
legata a tutte, perché ognuna di loro ha una connotazione che fa risaltare la
sua fragilità ma anche la sua forza, ciascuna risplende in tempi in cui le
questioni politiche, le decisioni, il potere erano appannaggio dei maschi.
Forse Giuditta è quella che ammiro di più, in quanto osa sfidare l’esercito di
Nabucodonosor pur di salvare la sua città, Betulia. Se penso che allora noi eravamo
persino ritenute incapaci di gestire un patrimonio, salta agli occhi quanto lei
abbia fatto qualcosa di davvero straordinario, tra l’altro ideando un piano
degno di una vera stratega e mostrando sangue freddo nel momento fatidico in
cui ha tagliato la testa ad Oloferne, che, sarà pur stato un impavido
condottiero, ma io descrivo come un vanaglorioso ubriacone.
Anziché
Sarah, perché hai deciso di fa parlare Agar?
L’idea
era proporre il punto di vista delle donne ai margini, almeno quando possibile.
Anche ne “L’Odissea raccontata da Penelope Circe, Calipso e le altre” ho scelto
di far parlare una schiava, Euriclea, accanto a una galleria considerata
socialmente più prestigiosa: la maga Circe, la principessa Nausicaa e la regina
Penelope, la ninfa Calipso, la dea Atena. Agar nella Bibbia è una schiava,
viene utilizzata come presta-utero e non ha possibilità di scelta, quando le
nasce un figlio da un uomo che non si è scelta (Abramo, marito di Sarai, il
patriarca), lei subisce una sorta di malevolenza, viene anche cacciata dalla tribù, il che significa che è stata messa a repentaglio la sua
vita e quella del figlio Ismaele. Dare voce a lei mi sembrava meno scontato che
darla alla sua bellissima padrona, Sarai.
Non temi forti critiche e pregiudizi nei confronti del tuo libro per aver affrontato la Bibbia dal punto di vista femminile in un Paese cattolico come il nostro?
Mi
sono accostata a questo libro con grande rispetto, consapevole che sia – e sia
stato – un testo di riferimento per molti popoli. Forse il manoscritto di mio
padre mi ha fatto sentire più tutelata: diversamente da me, lui era un fervente
credente, anche se cercava di dare una spiegazione plausibile o simbolica agli
aspetti più leggendari. E devo dire che il mio intento (dare voce alle donne,
senza stravolgere la narrazione di partenza, quindi restituendo anche la
complessità delle molteplici storie) è stato accolto, almeno fino ad oggi.
Detto questo, è anche vero che i pregiudizi e le critiche sono sempre in
agguato. Se le critiche sono costruttive, ben venga, ti aiutano a migliorare.
Con quelle negative, invece, quelle sorte dalla frustrazione, meglio non
perdere tempo né energie.
Cosa
ne pensi della riforma Valditara per la nuova scuola, che introduce
anche lo studio della Bibbia fin dalla scuola primaria insieme a quello
dell'epica classica e della mitologia?
Alle superiori la Bibbia si studia già, in
italiano, nella sezione dedicata ai miti di creazione. Ed è giusto così, perché
è un libro ricco di umanità, di resistenza, un testo bellissimo che ci racconta
molto di noi e della nostra storia. Così come si studiano i poemi omerici o la
cosmogonia di Esiodo (almeno: queste sono le indicazioni ministeriali, poi ogni
docente può muoversi secondo le sue scelte). Trovo invece che sia un
impoverimento (e un grande rischio) incentrare le nostre materie in senso
ideologico e quindi indottrinare, qualora fosse quella la direzione. Anche
perché, se si studiasse davvero a fondo la Bibbia, bisognerebbe poi raccontare
alcuni retroscena. Che lì dentro si trovano popoli in guerre feroci, donne in
attesa di un miraggio impossibile (a meno che non subentri lo zampino divino),
mariti che utilizzano gli uteri delle schiave come deposito per il loro seme,
sovrani che dispongono di harem con mille donne, siglando sin da millenni
addietro i prodromi della reificazione del corpo femminile che ancor oggi ci
accompagna. Abusi, donne mortificate anche dalla vittimizzazione secondaria
(come Susanna), sovrani assetati delle vite dei neonati. E quel bambino che
avrebbe cambiato l'immaginario e le aspettative dell'umanità, nato in una
famiglia molto alternativa, poverissima, con un padre sconosciuto
(nell'infanzia, almeno) e una madre rimasta incinta senza saperlo. Un ragazzo
che sarebbe diventato un dissidente e che, da grande, sarebbe stato dalla parte
delle donne, proteggendo prostitute, adultere e indemoniate. Un giovane che il
potere costituito (molto conservatore) ha fatto fuori vergognosamente.
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