Lo spirito aspetta cent’anni, romanzo della scrittrice sudafricana Shubnum Khan, intreccia mistero, introspezione e storia familiare in una narrazione che affronta temi complessi come il senso di colpa, i legami familiari e i segreti nascosti tra le mura di una casa. Ambientato sulla costa africana, il libro segue Sana, una quindicenne indiana che si trasferisce con il padre in una dimora abitata da vari inquilini, portando con sé il tormento dello spirito della gemella mai nata. Questo fantasma, visibile solo a lei, diventa una presenza costante nella vita della protagonista, rinfacciandole la sua sopravvivenza e trasformando il loro legame in una riflessione profonda sulla perdita e sulla colpa.
La casa in cui si svolge gran parte della vicenda diventa un vero e proprio personaggio. Con i suoi scricchiolii, gli angoli bui e la presenza di topi e scarafaggi, si anima di una vita propria, creando un’atmosfera inquietante e suggestiva. È attraverso lettere e fotografie che Sana scopre frammenti delle vite di chi l’ha abitata prima di lei, tessendo un mosaico di storie che arricchiscono la trama.
Nonostante la forza simbolica della casa, l’ambientazione africana rimane sullo sfondo, offrendo solo brevi accenni ai colori e agli spazi del continente. Questo approccio, più mentale che sensoriale, privilegia la dimensione introspettiva della storia, pur lasciando il lettore curioso di esplorare maggiormente il contesto geografico e culturale.
Per quanto riguarda i personaggi, ognuno di loro porta con sé un bagaglio di traumi e irrisolti che li rende enigmatici. Tuttavia, queste sofferenze non sempre si intrecciano con lo sviluppo della trama principale. Più che figure psicologicamente complesse, i personaggi appaiono a volte come archetipi che servono la narrazione senza distaccarsene del tutto. Questo approccio lascia spazio all’immaginazione del lettore, pur mantenendo i protagonisti riconoscibili e distintivi.
Uno degli aspetti più interessanti del romanzo è il rapporto tra Sana e il fantasma della gemella mai nata. Questo conflitto personale, intessuto di senso di colpa e di un legame indissolubile, trova risonanza in molte culture africane dove i gemelli sono considerati esseri speciali, dotati di una connessione unica con il mondo spirituale. Nella tradizione Yoruba, ad esempio, i gemelli sono venerati come portatori di energia mistica, e la perdita di uno dei due è spesso accompagnata da rituali per mantenere un legame con lo spirito del defunto.
Il fantasma della gemella di Sana incarna questa dualità tra i mondi dei vivi e dei morti, un tema centrale anche in molte tradizioni africane che vedono gli spiriti come parte integrante della vita quotidiana. Nella narrazione, questa figura non è solo una proiezione del dolore, ma anche un simbolo della tensione tra passato e presente, tra ciò che è stato perso e ciò che è rimasto.
In conclusione, Lo spirito aspetta cent’anni è un romanzo che affronta temi profondi e universali, come il senso di colpa, la perdita e il legame indissolubile tra i gemelli, intrecciandoli a una trama ricca di mistero e introspezione. Pur non immergendosi completamente nell’ambientazione africana, offre spunti di riflessione interessanti e costruisce un’atmosfera suggestiva, grazie alla casa e alla presenza, a volte inquietante, degli spiriti che la abitano. Con un registro narrativo che si adatta a diversi tipi di lettori e personaggi che arricchiscono la trama con i loro enigmi, il romanzo si rivolge a chi cerca una storia introspettiva e carica di simbolismi.
di Carlo Speranza
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