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Viaggio a New York con intervista a Manuela Mapelli

“Adesso l’inverno del nostro scontento  E’ diventata estate gloriosa al sole di York; e tutte le nubi che incombevano sulla nostra casa sono sepolte nel ventre profondo dell’oceano…” - Thomas Wolfe, Foglie d’America Ecco tutto quello che serve agli amanti di NY e della letteratura americana: 1. I racconti scelti di Thomas Wolfe, in particolare segnalo “Anatomia della solitudine” e “Uomini vuoti” come magistrale espressione  dell’incontro scontro con il nichilismo americano del primo Novecento. 2. New York in 100 parole , un’opera corale che unisce 15 magnifici illustratori da tutto il mondo all’abile penna di Elisabeth Bibb Yamashita. E’ proprio questo aspetto multiculturale  ciò che più mi affascina di quest’opera che si rispecchia pienamente nella città che  rappresenta. Cito dall’introduzione: “New York è una città in cui regna la varietà grazie agli immigrati che vi sono affluiti da tutto il pianeta. Non è tuttavia una Babele di lingue e nazioni, ma un tutt’uno coeso ed ene

IL MIO PAPA’ E’ FANTASTICO

E’ da un po' di giorni che stavo pensando a raccogliere i libri per preparare un post per la festa del papà, e ho sviluppato una riflessione che volevo condividere con voi. “Quanto è cambiata la figura del papà da una generazione all’altra?” Se penso a mio padre e a mio marito, il padre dei miei figli, la differenza è sostanziale. Provo a sciogliere questa idea attraverso i libri che ho scelto e che potete vedere in foto. Inizio da “ Splendi come vita ” di Maria Grazia Calandrone. In realtà questo libro tratta del rapporto madre-figlia, ma c’è un intero capitolo dedicato al Padre.  Che anzi rappresenta l’unica certezza. Anche se adottivo, perché è adottivo. “Padre mi dà uno schiaffo, perché attraversando  Piazza Ragusa, gli dico Che, sei scemo?  E’ il primo schiaffo della mia vita, il secondo e  ultimo me lo darà il padre dei miei figli, tante vite  dopo nella stessa vita.” Parlando padri adottivi come si può non pensare a “ Papà Gambalunga ” di Jean Webster del 1

Cinquanta modi per dire pioggia

“ Ma quella notte, mentre se ne stava nel suo letto, Nori sentì che le braci non volevano saperne di spegnersi. La sentiva bruciare nelle viscere, diffondendosi fino alla punta delle dita, alla cima della testa, alla pianta dei piedi. Ricordava quella sensazione. Indomita. Volubile. Pericolosa. La speranza.” A cosa serve la bellezza se non ti senti bella? Se tutta la vita ti hanno fatto credere di essere un “orribile orco impossibile da mostrare alla luce del sole”? Kyoto 1942. Kyoto e’ sempre Kyoto. Anche se la lasci per tanti anni e poi ci ritorni vent’anni dopo. Inizio questo libro  di esordio di Asha Lemmie con altissime aspettative, e sin dalle prime pagine mi assale un’indignazione indicibile nei confronti della chiusura del Giappone postbellico. Un nervoso nei confronti della tradizione, della nonna di sangue reale, delle geishe, dei giardini zen perfetti. E io, amo il Giappone e la sua tradizione millenaria. La chiusura mentale a scapito della diversità, però, non l

CON LE ALI SBAGLIATE, Intervista all'autore Gabriele Clima

" A volte penso ancora a come mi sentivo. Sbagliata, colpevole, un errore della natura, come un uccello che non sa volare." Le sorrido. "I pinguini non sanno volare" le dico. "Perchè hanno le ali sbagliate" dice sorridendo a sua volta. "Ti ci fanno sentire, in questo modo, Nino. Un uccello con le ali sbagliate. Alla fine arrivi a crederci." Penso a come sono io, alle mie ali, a come sono. "Io non lo so come sono le mie ali." (...) "Fai come i pinguini, Nino: fregatene, usale, le tue ali, non credere a chi ti dice che sono sbagliate." Mentre leggevo il libro Con le ali sbagliate , lo sbalordimento ha preso il sopravvento... tanto che ho dovuto chiedere subito all’autore - Gabriele Clima - se esistesse davvero un posto così. Un posto in cui le persone vengono “curate” cioè indirizzate verso la “normalità” in nome di Dio. Ed esistite davvero e non nel Medioevo, non in qualche posto sperduto, ma oggi, in Italia. Tra le farfal

L'Invito: intervista all'autore Marco Rassu

“Il mare e la lontananza da tutto ti danno l’occasione di guardarti dentro e non lasciano spazio a quelle sovrastrutture che affossano il tuo io più vero in un buco nero così profondo dal quale difficilmente lo si potrà recuperare.”   “ Quella sera si realizzò un sogno; due amici, il surf, un tramonto indonesiano e due birre fresche. Sembra quasi banale ma vi assicuro che non lo fu per nulla. Il sole si ritira velocemente ma quei minuti, nella nostra mente, restano infiniti.” Oggi più che un libro , vi presento un invito nella forma di libro, nel caso specifico di un kindle, il mio, in riva al mare. “Un invito a saltare nel vuoto, a tuffarsi nel mare aperto, senza la paura della caduta, trasformando le vertigini in estasi, perché la qualità e l’intensità delle nostre esperienze compensa la brevità dell’esistenza .” Come scrive Alexia Clorinda nella Prefazione. Un invito, quello dell’autore, a pensare con la propria testa, prima di tutto. Marco Rassu, trattando temi molto general

Piranesi: ovvero il risvegliarsi di Platone nel labirinto

Dopo tanto tempo, con Piranesi ritorno a parlarvi con immenso piacere del mito.   E’ vero, il fatto che il fantasy sia legato al mito e’ risaputo e non vi dico nulla di nuovo. Ma questo libro e’ mitologia in tutti i sensi perché parla di una Conoscenza, quella degli antichi, presocratica e prerazionale che cerca la Verità ed è contrapposta alla scienza. Cosa è questa conoscenza se non il mito ? Essendo irrazionale e’ anche estremamente pericolosa, sì perché accoglie nel suo seno il sacrificio umano come pratica accettabile. Il sacrificio in nome di che cosa? Della Bellezza, che - attenzione - non c’entra nulla con la possibilità di trovare qualcosa di bello nel mondo, ma con l’Idea stessa di bellezza comune a tutto ciò che è bello. Si tratta della perfezione irraggiungibile su cui si infrangono le onde del mare e si riflettono le stelle di un cielo mai visto prima. “Non capisco perché tu dica che in questo mondo posso soltanto vedere una rappresentazione” ho detto con una cer